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"Con quei soldi...". Ora le Ong si vogliono sostituire a Frontex

Le ambizioni delle Ong non sembrano finire mai: dopo aver chiamato in causa l'Europa per interferire in Italia, vorrebbero 50milioni di euro ora destinati al controllo dei droni nel Mediterraneo

"Con quei soldi...". Ora le Ong si vogliono sostituire a Frontex
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Le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo vogliono sempre più spazio in Europa. O meglio, ambiscono ad accrescere la propria autorevolezza in modo tale da avere ancora più autonomia nel movimento. Accusano l'Unione europea di non "fare abbastanza" per i migranti e mettono sotto accusa anche l'agenzia Frontex. Nel loro mirino c'è principalmente l'Italia, come dimostra il documento firmato da tutte le Ong nelle qualche si chiede all'Unione europea di interferire nella politica italiana per eliminare le sanzioni inflitte alle navi della flotta civile per la violazione del decreto Piantedosi, che vorrebbero far eliminare. Ora, con un nuovo post, a Ong Sea Watch sembra volersi addirittura proporre come ente al servizio di Frontex per il pattugliamento del mare e avere il controllo completo del Mediterraneo.

Tutto nasce dal presunto inabissamento di uno dei droni impegnati dall'agenzia europea per il pattugliamento del mare. Heron 1 si sarebbe schiantato in mare al largo dell'isola di Creta. Fa parte della batteria di velivoli senza conducente che fanno base a Malta e in Grecia e il cui controllo appartiene a Airbus. A riferire dell'incidente sono alcuni siti greci ma al momento non ci sono conferme da parte di Frontex. Partendo da questo, come a voler sottintendere una incapacità da parte dell'Europa di gestire il sorvolo del Mediterraneo con i propri mezzi, hanno criticato i costi dell’operazione, sottolineando come i loro sorvoli siano più economici.

"Uno dei due droni Frontex si è schiantato nel Mar Mediterraneo. Gestito da Airbus, è in servizio dal 2022, ha sede a Creta e costa 50milioni di euro per le misere 3000 ore di volo", scrive Sea Watch in un tweet, aggiungendo: "Per quei soldi i nostri aerei #Seabird 1 e 2 potrebbero essere operativi per oltre 25 anni". Da queste parole, sembra che la Ong vorrebbe subentrare al posto di Airbus e ricevere i 50milioni di euro per far volare i suoi aerei. Ma c'è di più, perché nel suo post, dopo aver alluso a un possibile miglior impiego dei soldi come investimento sui loro aerei piuttosto che su quelli gestiti da Airbus, Sea Watch ha anche attaccato Frontex per il lavoro svolto in generale nel Mediterraneo: "Dotata di tecnologie all'avanguardia, dalle telecamere ai sistemi radar, è riuscita persino a rintracciare i telefoni satellitari. Il compito: localizzare le persone in fuga e impedire loro di raggiungere l'Europa".

La gestione dell'emergenza migratoria in Europa è ormai paradossale. Si è arrivati a un punto che un'organizzazione non governativa, che riceve finanziamenti dal governo tedesco, voglia insegnare a un'agenzia europea come si svolge il lavoro di pattugliamento.

E non solo, criticando le modalità operative che nascono come difesa dei confini europei e propagandando un sistema che agevoli l'ingresso di tutti gli irregolari in Europa. Tutto questo grazie alle politiche della sinistra, sia italiana che europea, che sostengono queste associazioni e le difendono a spada tratta contro gli interessi nazionali e comunitari.

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