Un giovane teramano è stato vittima di un’aggressione choc a Giulianova. Secondo quanto emerge dall’ordinanza che ha portato in carcere A.D.G., 40enne di etnia rom, l’uomo avrebbe rapinato e sequestrato il ragazzo subito dopo una partita di calcio al campo sportivo Castrum.
"Guida e non sbagliare strada". È quanto il giovane ha raccontato ai carabinieri, descrivendo i momenti di terrore vissuti in auto con l’aggressore armato. "Mi ha puntato la pistola sul collo e, in seguito, alla testa", ha dichiarato il ragazzo il giorno successivo, recandosi in caserma per denunciare l’accaduto.
La ricostruzione
La vittima, con lucidità, ha ricostruito quegli attimi concitati, confermati dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza acquisite dai militari. "Continuavo ad avere una paura enorme, ma cercavo di restare calmo e seguire le indicazioni per proteggere la mia incolumità", ha spiegato. L’uomo, spuntato da un cespuglio e salito a bordo dell’auto, era armato e non lasciava margini di manovra.
"Ho visto bene la pistola, era metallica e faceva rumore quando l’ha scarrellata. Due volte me l’ha avvicinata al volto, probabilmente per farmi capire che non era uno scherzo", si legge nell’ordinanza. Anche quando l’ha allontanata, continuava a tenerla in mostra, riponendola nella tasca sinistra nelle zone più illuminate.
Lunga prigionia e riconoscimento
I due sono rimasti in auto per circa un’ora e 45 minuti. Il giovane ha potuto osservare bene il suo aggressore, riconoscendolo il giorno successivo tra le foto segnaletiche mostrate dai carabinieri. Il gip Roberto Veneziano, su richiesta della pm Enrica Medori, ha disposto la misura cautelare, ma per la rapina aggravata sono ancora in corso accertamenti per ricostruire con precisione l’ipotizzato sequestro di persona.
La richiesta di denaro
Il 40enne appartiene a una nota e pericolosa famiglia rom di Giulianova. La sera del 6 ottobre, dopo essere salito in auto con la vittima, l’avrebbe costretta a fermarsi in diverse zone della città per incontrare altre persone.
Infine, ha obbligato il giovane a recarsi a un bancomat per prelevare denaro. L’uomo ha commesso un errore: chiamare il proprio numero dal cellulare della vittima, forse convinto che il ragazzo non avrebbe denunciato l’accaduto.