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146 foreign fighters schedati in Italia. È caccia agli insospettabili

Rimpatriati 711 soggetti pericolosi per la sicurezza nazionale negli ultimi otto anni, 53 espulsi solo nel 2023. Controlli rinforzati contro il rischio emulazione

Terrorismo, 146 foreign fighters schedati in Italia. È caccia agli insospettabili

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Terrorismo, 146 foreign fighters schedati in Italia. È caccia agli insospettabili

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L’attacco alla scuola di Arras, poi quello in pieno centro a Bruxelles: massima allerta contro il terrorismo in Europa. Dopo l'attacco di Hamas contro Israele, il ritorno del terrore islamico ha spinto i Paesi membri a rinforzare le misure di sicurezza, in Italia è stato disposto un maggiore controllo del territorio nelle città e più vigilanza sui 28 mila di obiettivi inseriti nell’elenco del Viminale. Da Roma a Milano, passando per Napoli e Torino, previsti posti di blocco più frequenti e visibili, in particolare nei quartieri multietnici. Ma il lavoro del Comitato di analisi strategica antiterrorismo va avanti da anni ed ha già portato importanti risultati: 146 foreign fighters schedati e 711 soggetti pericolosi rimpatriati negli ultimi otto anni, di cui 53 solo nel 2023. Ora i riflettori sono accesi sui cosiddetti insospettabili.

I combattenti di ritorno sono monitorati ventiquattro ore su ventiquattro e il numero è rimasto più o meno sempre lo stesso a testimonianza del ricambio continuo. Come evidenziato dal Corriere, molti foreign fighters risiedono o hanno contatti nelle regioni del Centro-Nord, ma localizzarli non è semplice a causa dei continui spostamenti da una città all’altra. Una sfida impegnativa, ma non l’unica. Al momento non vi sono segnali o minacce dirette all’Italia, ma a preoccupare è il rischio di gesti di emulazione, come testimoniato da quanto accaduto lunedì davanti alla Sinagoga di Torino, con un 41enne tunisino armato di coltello bloccato dalla polizia mentre minacciava i passanti al grido di “Allah Akbar”.

Le autorità tengono in grande considerazione possibili iniziative estemporanee. Stranieri ben integrati, con la fedina penale pulita ma anche con problemi di carattere psicologico o con problemi di denaro. Per questo motivo è stato disposto un controllo approfondito sui migranti ospiti da almeno due anni nei centri di accoglienza e su quelli sbarcati nel corso degli ultimi mesi. Massima attenzione anche sui soggetti che potrebbero aver avviato e concluso percorsi di radicalizzazione in carcere, senza dimenticare le bolle online, ossia le comunità di soggetti radicalizzati in contatto tra loro attraverso il web.

Come evidenziato da Lorenzo Vidino, direttore del programma sull'estremismo alla George Washington University, la maggior parte degli aspiranti combattenti è legata al mondo della rete. L'esperto ha inoltre precisato: "Senza fare allarmismi, in Italia c'è anche una questione molto legata ai timori sui cambiamenti demografici.

Rispetto a Francia o a altri Paesi europei colpiti dalla riesplosione del fenomeno degli attentati fin dal 2014, qui eravamo indietro di dieci anni ma ora le seconde generazioni di stranieri che abitano il nostro Paese hanno numeri importanti, tali da formare una loro massa critica".

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