
Il Tar della Toscana ha respinto il ricorso presentato da don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro a Pistoia, contro l’ordinanza di sgombero dei locali della parrocchia che per circa otto anni ha accolto decine e decine di migranti. Questo è quanto riportato dall'emittente televisiva locale TVL, specificando come la decisione, presa dai giudici amministrativi nelle scorse ore, non abbia destato stupore: nel concreto, quanto richiesto dall’ordinanza è già stato spontaneamente messo in atto dal nuovo responsabile legale della parrocchia, ossia il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli. Circa un mese fa vi è stato infatti il trasferimento di tutti gli ospiti della struttura del "parroco dei migranti" in locali più piccoli e organizzati, dislocati in tutta la provincia. Anche se pochi giorni fa, gli abitanti della frazione pistoiese aveva segnalato a ilGiornale.it quintali di rifiuti tra indumenti, coperte, materassi ed oggetti vari usati per l'accoglienza accatastati davanti alla chiesa.
A loro dire, chi si è occupato delle pulizie in vista dei lavori di ristrutturazione degli spazi della parrocchia avrebbe trovato uno scenario ancor più complicato, fra ratti e pareti interne annerite. Una situazione che i vicofarini considerano di fatto un lascito dell'esperienza di accoglienza di don Massimo Biancalani: più volte, negli ultimi otto anni, avevano segnalato criticità legate ad episodi di degrado e micro-criminalità che loro imputavano a vari migranti ospiti della parrocchia avvicendatisi nel corso del tempo. Il parroco, da parte sua, aveva riconosciuto alcune problematiche dell'accoglienza, ma le aveva attribuite anche al sostegno secondo lui insufficiente da parte delle istituzioni. E lo scorso 25 luglio, sulla propria pagina Facebook, aveva pubblicato una lettera aperta alla città di Pistoia, in occasione della festa patronale.
"Vicofaro non è una discarica, è un rifugio. Non è un magazzino, è un ospedale da campo. Non è un luogo da svuotare, è un segno evangelico da custodire - aveva scritto- una chiesa che perde il senso dell’accoglienza concreta, del rispetto e della sobrietà evangelica, è una chiesa che tradisce sé stessa. Chiedo che si smetta di trattare le “cose dei poveri” come scarti da esporre o ammucchiare. Chiedo che si restituisca alla chiesa di Vicofaro quella dignità che i poveri stessi, vivendola e abitando quegli spazi, le hanno dato.
E chiedo, a tutta la comunità cristiana, di non rimanere in silenzio davanti a questi gesti che svuotano di senso il Vangelo che diciamo di annunciare". Niente da fare, quindi: con la bocciatura da parte del Tar, sull'esperienza di Vicofaro sembrano vedersi a tutti gli effetti i titoli di coda.