Marco Guidi
Niente caroselli per le vie del centro o bandiere nerazzurre al vento. Al massimo un sorriso di soddisfazione e un brindisi. Il quattordicesimo scudetto dellInter, il primo dellera Moratti, atteso per 17 anni, è arrivato ieri al calare della sera. A sancirlo, però, non è stato il triplice fischio di una giacchetta nera, ma un freddo comunicato della Figc. I nerazzurri sono rimasti fuori dalla bufera di Calciopoli, a differenza di Juventus e Milan, i rivali di sempre. Inter campione dItalia, come prima squadra classificata fra le oneste. Puliti, già, ma la festa? I tifosi Vip della Beneamata si dividono. «Io me lo piglio volentieri», dice con orgoglio Evaristo Beccalossi, ex stella del club di via Durini e ora opinionista di Telelombardia. «È il giusto riconoscimento per la società che ha lavorato con correttezza», aggiunge fiero. Contento, ma fino a un certo punto il parlamentare di An, Ignazio La Russa. «Di certo il giorno dello scudetto non me lo aspettavo così - racconta il politico - Lho sognato tante volte, prima di quel rigore negato da Ceccarini a Ronaldo con la Juve o del funesto 5 maggio. Ma era diverso». La Russa preannuncia che non festeggerà, sebbene si tenga stretto il titolo appena conquistato. «Mio figlio piccolo mi ha chiesto che gusto cera a vincere a tavolino. Ho una sola risposta: piuttosto che niente, meglio piuttosto». Non farà baldoria neppure Enrico Bertolino.
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