Non solo hamburger e patatine: gli americani ora vanno matti per la pasta

A New York si festeggia la XII edizione del «World Pasta Day». Il piatto base della cucina italiana ormai è un punto fermo nelle case d'Oltreoceano. Spaghetti o rigatoni, ecco come si mangia la pasta a «stelle e strisce». Tra i fan più golosi, anche Barack e Michelle Obama

Non solo hamburger e patatine fritte. Gli Stati Uniti cominciano a conoscere ed apprezzare la pasta, se è vero che per il 77% degli americani è diventata un appuntamento almeno settimanale, mentre il 33% la mangia almeno tre volte a settimana. Le ragioni del boom di questo piatto sono semplici: è nutrizionalmente ok, è buona e conveniente.
C'è da rimanere sorpresi a leggere - sul sito www.ilovepasta.org - i risultati di un'indagine realizzata negli USA dalla Associazione Nazionale dei produttori di pasta (National Pasta Association). Scopriamo che viene consumata più nel Nordest del Paese (soprattutto nelle grandi metropoli, dove i consumi settimanali salgono all'84%) rispetto al Sud e alla provincia e che viene cucinata di preferenza dalle donne (71%), ma anche dagli uomini (53%). Gli spaghetti (40%) sono il formato preferito, seguito da lasagne (12%), maccheroni (6%), fettucine (6%) e linguine (3%). Mentre la salsa più gettonata è ai formaggi (37%): seguono sughi a base di carne (32%), verdure (31%) e pesce (20%).
Insomma, non è un caso che oggi gli Stati Uniti figurino ai primissimi posti (al sesto, per la precisione, insieme con la Svezia) con 9 kg pro capite all'anno nella graduatoria tra i Paesi consumatori di pasta. E che - con 2 milioni di tonnellate - seguano invece l'Italia, che guida la classifica, con circa 3,2 milioni di tonnellate, dei maggiori Paesi produttori. Certo l'Italia appare inarrivabile con i suoi 26 kg pro capite annui - come anche il Venezuela (12,9 kg), la Tunisia (11,7 kg) - ma la Grecia (10,4 kg) e la Svizzera (9,7 kg) sono oramai a una incollatura...
Insomma, gli Stati Uniti appaiono distanti dallo stereotipo yankee, con buona pace del nostro Alberto Sordi, che forse oggi non potrebbe più girare una scena così emblematica come quella del «maccherone m'hai provocato e mo' me te magno», antagonista local delle varie (poco apprezzate) mode d'oltreoceano (ketchup, pasta d'arachidi) gettate nel cestino e rimpiazzate da un italianissimo, fumante piatto di spaghetti.
Oggi la pasta è patrimonio comune, come continua a insegnarci il «World Pasta Day», giunto quest'anno alla sua XII edizione, in programma lunedì 26 ottobre a New York. È di tendenza negli Stati Uniti e dopo aver sedotto i divi di Hollywood ora sta conquistando tutti gli americani. Politici compresi. Magia di un piatto cosmopolita che riesce a coniugarsi con le cucine del mondo. A detta di Tony May, che è stato Presidente dei ristoratori italiani negli Stati Uniti, viene presentato nel 95% dei ristoranti d'America, italiani e non. Lontanissimi i tempi in cui le istruzioni per l'uso della pasta erano consegnate, in tv (su «Youtube» c'è un curioso documento in proposito, del 1953), a improbabili chef italo-americani che risolvevano la questione aprendo scatolette di sughi pronti e insegnando a cucinare paste collose condite con montagne di polpette o simili. Oggi su molti siti - a partire da quello degli industriali della pasta americani - ci sono valide istruzioni per l'uso della pasta dove si disquisisce, sapientemente, di matrimoni tra formati e sughi, di quantità d'acqua (1 litro, 1 litro e mezzo di acqua per ogni mezzo chilo circa) per far bollire la pasta, di calorie contenute in una porzione di pasta, di tempi di cottura (la filosofia «al dente» è sostenuta a spada tratta...).
Per molti americani - a partire dall'attuale inquilino della Casa Bianca e consorte - la pasta è diventata, come scrisse una quindicina di anni fa (quando il fenomeno pasta cominciava a nascere e i consumi crescevano al ritmo del più 5% annuo) il Wall Street Journal, un vero e proprio «inno alla gioia, alla fantasia, alla vita, al piacere e all'amicizia». Barack e Michelle Obama sono da sempre fan di questo piatto, clienti affezionati del ristorante La Spiaggia di Tony Mantuano a Chicago, hanno festeggiato l'elezione alla Presidenza con un tete-à-tete a base di ravioli di ricotta e prosecco. Anche se la ricetta del cuore della prima coppia d'America sono gli stringozzi alla carbonara: variante chic (con uova di quaglia, carciofi e tartufo) della celeberrima ricetta italiana.
Del resto Michelle, nel corso della prima visita ufficiale in Italia del marito (in occasione del G8 dell'Aquila) non s'è fatta mancare nulla in fatto di primi piatti: con un pranzo privato, insieme ai figli, nel centro di Roma, a via delle Coppelle, a base di assaggini di lasagna e amatriciana.

E soprattutto con un sontuoso dinner pubblico - 11 fantasie di pasta, con dei saccottini al ripieno di carbonara che hanno spinto molte ladies a chiedere un bis - pensato per le mogli dei potenti della terra, da Re Heinz Beck alla Terrazza Caffarelli.

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