Nulla è intelligente come una poesia

L'uomo risolve problemi, ma lo fanno anche gli insetti. Invece scrivere versi...

Nulla è intelligente come una poesia

Uno. L'intelligenza tra il raccogliere e il risolvere.

In principio era il logos. Nasce forse dalla falsa certezza di sapere di cosa si tratti quando si parla di logos questa nostra disinvoltura nell'usare la parola intelligenza: talmente forte dal farci pensare di averne realizzata una artificiale. Intelligenza infatti non si presenta come una parola misteriosa: è un composto dal latino intus e legere; lo sanno tutti. Su intus non c'è nemmeno tantissimo da elucubrare: vuol dire dentro; su legere, invece, la strada è meno ovvia e intelligenza è un vero e proprio cavallo di Troia di tutte le teorie che cercano di definire ciò che è umano. Il termine deriva da una radice indoeuropea leg-/log- (con apofonia, per la precisione) che in logos indica sia la capacità, che il mezzo, che il risultato di una raccolta, inclusi i pensieri. La parola intelligenza nelle lingue moderne rende su due significati: da una parte, «ricerca e raccolta di dati nascosti» come in intelligence inglese e, dall'altra, «comprensione e soluzione di un problema come risultato di una ricognizione di dati». Va detto, per la precisione, che in italiano, questo significato di logos come «raccolta» è rimasto solo in antologia, composto da anthos che in greco antico vuol dire «fiore» e, appunto, logos: infatti antologia non vuol dire «disciplina che studia i fiori», come sarebbe per analogia con, ad esempio, mineralogia, ma «raccolta di fiori», sia pure in senso metaforico come in florilegio. In prevalenza, dunque, intelligente è la persona che risolve i problemi sulla base dei dati raccolti.

Due. L'intelligenza e animali

Il punto ora è con chi siamo disposti a condividere questa dote: chi è intelligente, cioè, oltre noi? Non gli atomi, non le galassie: gli animali, forse. Ecco, gli animali sono intelligenti. Magari non tutti: c'è chi sostiene che le capre non brillino di questa dote; ma molti animali risolvono problemi. Non si può certo essere stupidi se si riesce a costruire una meraviglia ingegneristica come una ragnatela. Un ragno, infatti, non è stupido: su questo non ci piove; ma è davvero intelligente? Rita Levi-Montalcini, in un libro straordinario, Elogio dell'imperfezione, uno dei dodici cardini (per ora) della mia vita, scrisse questo pensiero illuminante: «Gli insetti, quelli che popolano oggi la superficie del pianeta, non sono sostanzialmente diversi dai loro più remoti predecessori vissuti 600 milioni di anni fa. Sin da quando si è realizzato il primo esemplare, il loro cervello a punta di spillo si è dimostrato così adeguato ad assolvere i problemi dell'ambiente e le insidie dei predatori, che non si è prestato al gioco capriccioso delle mutazioni, e deve alla perfezione del modello primordiale la sua staticità evolutiva». Ma se questo è vero, gli insetti non possono essere intelligenti nel senso nel quale lo sono gli esseri umani. Una ragna sono infatti le femmine a costruire le ragnatele; i maschi si limitano a usarle -costruisce una ragnatela uguale a quella di sua madre e della madre di sua madre: né peggiore né migliore. Noi esseri umani, invece, non siamo condannati a ripartire daccapo nella Storia nella nostra infanzia e scoprire il fuoco a due anni, la ruota a cinque, ecc: noi esseri umani proseguiamo (talvolta regrediamo, a dire il vero) rispetto a dove erano arrivati quelli della generazione precedente. Noi esseri umani, in sintesi, generiamo progresso: le ragne (e i ragni) no e così tutti gli insetti. Morale: noi siamo intelligenti in un modo diverso rispetto agli animali perché riconosciamo e risolviamo problemi sempre nuovi in modi nuovi.

Tre. L'imperfezione nell'imperfezione.

Bisogna poi riconoscere che l'intelligenza non si costruisce necessariamente né su strumenti perfetti né sull'aumento delle capacità intellettive, se mi si permette il gioco di parole. Questo non è un fatto molto noto. La natura, per esempio, ci ha dotato di un senso intuitivo in ambito fisico completamente sbagliato: siamo infatti portati a pensare per istinto che un oggetto pesante cada più velocemente di uno meno pesante. Ad accorgersi che non è cosi senza alcun esperimento ma con la sola forza della riflessione fu Galilei: eppure, sebbene limitati da questo istinto fallace, Einstein ci ha condotti a teorie magnifiche come la relatività generale dove la gravità non è nemmeno più una forza ma uno spazio deformato. Paradossi dello stesso tipo accadono oggi nel campo delle macchine parlanti: si pensava che le macchine fossero troppo poco potenti per essere paragonate a cervelli; si è scoperto di recente che, al contrario, lo sono troppo, nel senso che non sono limitate da quei «Confini di Babele» che fanno riconoscere al cervello umano in modo automatico le lingue impossibili, permettendo così l'apprendimento del linguaggio spontaneo nel periodo di pochi anni di vita imposto dalla natura nell'infanzia. Almeno questo lo abbiamo capito: noi siamo i nostri limiti. Concludo.

Quattro. Una maglia rotta nella rete dell'intelligenza.

Alla fine di questa breve riflessione sull'intelligenza, dunque, percorsi almeno a grandi linee i rivoli della parola e delle idee a essa legate nel delta della semantica, considerate tutte le eccezioni e i limiti imposti dalla biologia, eliminati i significati non rilevanti, non ci resta che immaginare l'intelligenza come un modo per risolvere problemi sempre nuovi in modi sempre nuovi che solo noi esseri umani sappiamo cogliere pur partendo da istruzioni biologiche imperfette. Questo è lo scenario rassicurante che ci fa sentire unici e intelligenti, quindi umani.

Ma come spesso capita quando si chiede conforto alle cose, scivola fuori dal cristallo perfetto di questa costruzione un pensiero, prima sottile, come il fumo da sotto una porta, che poi pian piano prende corpo e alla fine ci spalanca di fronte un nuovo problema

che ci lascia sorpresi e muti, tanto appare insormontabile, sebbene semplice da cogliere.

Questo: se l'intelligenza è un modo per trovare soluzioni mi chiedo io e chiedo a voi - di quale problema è la soluzione una poesia?

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