Nuove frontiere

A scuola nel metaverso, in Inghilterra lo si fa già

La scuola inglese Reddam House School ha varato un ciclo di studi nel quale le materie vengono approfondite con la realtà virtuale. Gli studenti, dotati di visori, si tuffano nel metaverso per fare esperienze immersive

(Immagine: https://pixabay.com/riki32)
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A scuola nel metaverso, in Inghilterra lo si fa già

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Libri, dispense, lezioni frontali e anche esperienze immersive nel metaverso. Gli studenti della Reddam House School (Berkshire, Regno Unito) hanno a disposizione interi mondi virtuali per approfondire le materie scolastiche. Oltre all’insegnamento canonico, possono indossare i visori per la realtà virtuale e “toccare con mano” ciò che sui libri appare in due dimensioni, testo o fotografie che siano.

Oltre a comprendere meglio gli argomenti trattati, agli studenti viene trasmessa la cultura digitale sempre più necessaria per entrare nel mondo del lavoro. La scuola va quindi verso le esigenze del mercato delle professioni, non soltanto quelle del futuro, perché già oggi la predisposizione all’uso delle tecnologie è capacità che arricchisce i curricula.

La scuola nel metaverso

Capire come funziona il cuore è affascinante. Leggere testi che, arricchiti da fotografie, ne descrivono le funzioni e potere contare su video e materiale interattivo è prezioso. Se, in aggiunta, si possono indossare dei visori e passeggiare tra i ventricoli, vedere il sangue scorrere, sentire i rumori dei battiti in modo immersivo e vedere le camere e le valvole che pompano è un’esperienza che arricchisce e rende lo studio più interessante, elimina la necessità di ripetere le lezioni perché ogni concetto rimane più impresso nella memoria.

Allo stesso modo, parlare del Medioevo o del Rinascimento è una cosa, tutt’altra faccenda è muoversi tra le stanze di un maniero, osservare da vicino le armature dei cavalieri o gironzolare senza fretta nei laboratori dei maestri della pittura.

Il sistema solare è argomento scolastico che lascia tutti meravigliati, muoversi tra i pianeti è ben altra cosa, così come lo è avvicinarsi a un satellite artificiale e vedere da molto vicino come funziona. La stessa Reddam House ha un proprio gemello digitale nel metaverso, un conglomerato virtuale bazzicato da studenti che si collegano da 24 Stati diversi e assistono alle lezioni.

Crollano le distanze, si diluisce il concetto di orario di frequentazione delle lezioni e anche di necessità, in un probabile futuro, per gli studenti di essere fisicamente presso la sede dell'Università stessa, potendo invece, quando non vivono nella stessa città dell'ateneo, recarsi solo un paio di volte a settimana presso la struttura con minori costi per le famiglie. Non è improbabile però che, nel corso dei prossimi lustri, diventerà ancora più liquido il concetto di frequentazione delle lezioni per fornire ai giovani anche un’educazione al dovere, sempre più importante nella vita e nel mondo del lavoro il quale, con lo Smart working, ritiene l’affidabilità e l'autonomia dei lavoratori sempre più centrale.

Le tecnologie e la scuola

L’uso delle tecnologie è ambivalente e dipende dall’interpretazione che se ne fa. Il metaverso, oggi ancora fumoso e per lo più con scopi d’uso ludici, può essere impiegato con grandi benefici per l’apprendimento e per la diffusione della cultura digitale.

Allo stesso modo, c’è chi sfrutta le vulnerabilità del digitale per arricchire gli studenti. È il caso della Wharton School dell’Università della Pennsylvania laddove ChatGPT, tanto imperfetto da rasentare in alcuni casi l’inutilità, viene utilizzato a scopo didattico.

La filosofia di fondo è semplice: considerato che ChatGPT restituisce anche risultati non veritieri, occorre che gli studenti conoscano molto bene l’argomento al cui proposito ne fanno uso, altrimenti sarebbe impossibile scovare gli errori che commette.

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