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Moda anni '80: anche tu eri un "paninaro"?

Moda anni ’80: luci, colori, tendenze, esagerazioni stilistiche ancora attuali e un tempo ben rappresentate dai paninari. Anche tu eri uno di loro? Scopriamolo insieme

Moda anni '80: anche tu eri un "paninaro"?

Paninari e anni ottanta, quale connubio migliore per rappresentare una decade che ha caratterizzato la società dell’epoca, sia dal punto di vista stilistico che economico. Un fenomeno di costume che ha preso vita nel cuore nevralgico di questa nuova tendenza, Milano, e che poi si è diffuso in tutta Italia toccando anche la vicina Svizzera. I paninari nascono come forma di reazione naturale al periodo precedente, caratterizzato da scontri e impegno politico. Si differenziano per un interesse spiccato nei riguardi della moda, dell’apparenza, per il consumo sfrenato e per il divertimento.

Con un occhio ai trend e allo stile di vita sdoganato oltreoceano dal cinema Usa, gli anni ’80 hanno ridefinito i confini della musica, della pubblicità e anche lo stesso concetto di economia. All’interno di questo fermento fanno il loro esordio i paninari dettando legge stilistica per una decina d’anni, sdoganando anche uno stile di vita e un lessico particolari emblemi di appartenenza. In aperta contrapposizione ad altri gruppi giovanili dell’epoca come i metallari, i dark passando per punk, new wave e rockabilly. Un’intera generazione, i paninari, che hanno primeggiato distinguendosi per il loro modo di essere esagerato, disincantato e griffato.

Chi erano i paninari: moda, look e stile intramontabili

Walkman

I paninari prendono vita a Milano all’inizio degli anni '80 in un contesto mondiale caratterizzato dalla guerra fredda tra Usa e Urss, dalla sempre più crescente crisi economica e dalle privatizzazioni aziendali con un aumento dei costi sociali. In Italia l’inflazione crea una forte recessione con pressione fiscale e un incremento del debito pubblico, che colpisce in particolare le categorie sociali più deboli. In questo contesto così difficile nasce l’idea errata di un’economia stabile, di una società sfavillante e di un rinnovato benessere economico. È un periodo colorato, eccessivo, superficiale, dove prevalgono i concetti di consumismo, prosperità e ricchezza.

Milano ne diventa l’emblema, così frenetica e operativa, sede naturale dei giovani rampanti yuppies capaci di cavalcare le regole dell’economia capitalista del decennio. Giovani d’affari che si ispirano alla controparte americana, proveniente dalle migliori università a stelle e strisce e in grado di aumentare rapidamente il proprio benessere economico lavorando in borsa. Gli yuppies nostrani emulano le gesta divenendone uno stereotipo che si affianca a quello dei più giovani paninari, studenti adolescenti figli della classe più agiata.

Paninari, un fenomeno in crescita tutto italiano

Madonna anni '80

Milano diventa la culla della cultura paninara, gruppi di giovani griffatissimi e alla moda che si danno appuntamento nelle vie principali del centro. In particolare in quella piazzetta del Liberty, nei pressi di piazza San Babila, dove erano soliti ritrovarsi per consumare una novità dell’epoca: il panino con l’hamburger. E proprio grazie all’omonimo locale che i paninari prendono vita, fruitori appassionati dei primissimi fast food tanto da limitare il loro raggio d’azione e d’incontro nelle zone più pregiate della città meneghina.

Una tendenza che investe sia il mondo della moda che del lessico gergale, ma anche dell’editoria con riviste dedicate. Il fenomeno prende piede anche grazie all’interesse dimostrato dalla TV che realizza personaggi e programmi tematici, oltre che con la cultura musicale. Soliti affrontare le strade della città sfilando con il loro look esagerato, i paninari possiedono anche moto e automobili rampanti. Una necessità per raggiungere i locali e le discoteche più gettonate, oltre che per muoversi verso le località status symbol più amate quali Cortina D’Ampezzo, Courmayeur e Forte die Marmi.

Paninaro: giacche, giubbotti e cappotti più amati

Giubbotto di jeans

Scopriamo insieme la moda dei paninari, quale l’outfit più utilizzato a partire dalle giacche e dai giubbotti.

  • Piumino: il più amato e ovviamente griffato, colorato e gonfio che si indossava d’inverno, sia nella versione classica a maniche lunghe che smanicato sopra il giubbotto di jeans;
  • Giacca di pelle: un must per gli amanti di Top Gun meglio se di colore scuro o miele, ricoperta con toppe e caratterizzata da una imbottitura di pelo. Spesso veniva indossata con il colletto rialzato e acquistata direttamente dagli Usa;
  • Bomber: realizzato in tessuto nylon e disponibile nelle colorazioni predominanti dell’epoca ovvero blu navy, verdone o nero. Si vestiva anche al contrario con la fodera interna arancione a vista, è un articolo ancora molto attuale;
  • Giacca da barca: un prodotto nato espressamente per le uscite in barca e le regate, un antipioggia cerato unico nel suo genere e dal taglio elegantissimo. L’interno ero imbottito con una colorazione a contrasto con l’esterno;
  • Giubbotto di jeans: comodo e facilissimo da vestire si utilizzava durante le stagioni più calde, ma anche durante l’autunno, nella versione con rivestimento di pelo;
  • Cappotto: impossibile non citare il classico oversize di lana color cammello oppure il capo più versatile con cappuccio e chiusura con alamari.

Maglie, camicie e magliette con brand a vista

Bomber evergreen

L’outfit del paninaro puntava su una moda morbida, comoda, spesso oversize accentuata dall’inserimento di spalline imbottite che venivano collocate sotto maglie e camicie. La presenza di uno strato di velcro permetteva maggiore stabilità, rialzando la fisionomia delle stesse spalle.

  • Maglioni: morbidi, dal formato extra e dai colori spesso fluo o al contempo dai toni più sobri e pastello. Da indossare con i jeans d’ordinanza, oppure da appoggiare sopra le spalle o arrotolati in vita;
  • Felpe: griffatissime e oversize vantavano tessuti comodi, colori dalla gradazione vivace e allegra con marchio rigorosamente a vista, da portare sotto il giubbotto o come abbigliamento per la stagione più fresca;
  • Camicie: comode, maxi formato, dalla colorazione tenue, anche vivace o ancora in puro stile boscaiolo, molto spesso erano di cotone, lana o denim. Il paninaro le indossava anche aperte sopra la maglietta più chiara, mentre la versione femminile era leggermente più aderente con colletto altro e stretto o anche di pizzo e abbondante, i pattern vivaci e caratterizzanti;
  • Magliette: come le felpe dovevano riportare brand e logo in evidenza, spesso venivano indossate con le classiche spalline d’ordinanza e maglione sulle spalle.

Pantaloni e jeans a vita alta

Jeans

Sicuramente il capo d’abbigliamento maggiormente identificabile con la cultura paninara, parte integrante del dress code dello stesso movimento culturale. Il materiale più diffuso era il jeans, seguito dalla tela chiara o colorata e sporadicamente dal velluto a coste, in alcuni casi il prodotto presentava un’imbottitura calda. Ma tutti erano a vita alta rigorosamente sostenuti da una cintura con fibbia importante e con caviglie scoperte, così da mostrare le calze. I pantaloni potevano anche presentare una serie di risvolti utili a mostrare le caviglie, sempre con logo e brand in evidenza, impreziositi da toppe tematiche e disegni realizzati con i pennarelli indelebili. Anche le donne prevalentemente indossavano i jeans, con qualche apertura verso le minigonne abbinate ai fuseaux colorati o a calze a rete, passando per le gonne con pattern scozzese e abitini aderenti molto attillati e corti, da portare sotto giacche oversize.

Scarpe e accessori, i più gettonati

Stivali texani

Per finire non possiamo non citare una parte importante dell'outfit dei paninari ovvero le calzature e gli accessori, anche in questo costosi e con logo in bella vista.

  • Scarpe: non solo di tela o sportive, ma anche da barca in cuoio passando per gli amatissimi scarponcini da lavoro in pelle scamosciata, con imbottitura di pelo e utilizzati d’inverno. Senza dimenticare gli stivali in puro stile texano, con punta lunga o quadrata;
  • Accessori: a partire dai classici occhiali a specchio con parte superiore in metallo, passando per le calze di lana con decoro a rombi oppure di pizzo, le cinture di cuoio o pelle con fibbia in metallo. Ma anche le cartelle decorate con palme, ciliegie, apine, rose oppure gli zaini bicolore o le sacche a righe. Fino ai cerchietti per capelli e fiocchi decorativi per legare le code;
  • Pettinature e trucco: un accenno anche ai tagli di capelli con chiome molto gonfie, cotonate, con frangia a vista stabilizzata da svariate dosi di gel o lacca. E supportate da make-up con ombretti colorati, fluo e glitterati, con una colorazione uniforme del viso definita da molte lampade abbronzanti o svariati strati di terra abbronzante.

Paninaro, una tendenza oltre la moda

Drive In

Una vera e propria divisa quella dei paninari, fenomeno unicamente italiano in grado di seguire anche l’esplosione creativa della moda del Made in Italy del momento, caratterizzata da un’eleganza e una produzione stilistica amata in tutto il mondo. La tendenza abbracciava anche la musica, in particolare quella pop fino a stimolare l’interesse di un famoso gruppo inglese, i Pet Shop Boys, che gli dedicarono una canzone.

Non solo dress code e stile di vita ma anche slang perché i paninari utilizzavano un linguaggio specifico per indentificarsi. Molto note le abbreviazioni dei brand e dei luoghi, in puro stile meneghino, come ad esempio "Curma" e "Forte". Oppure veri e propri termini per riconoscersi, quali "squinzia" o "sfittinzia" per identificare le fanciulle, "sapiens" per i genitori, "compilation di paninazzi" a indicarela voglia di mangiare tanti hamburger.

Un fenomeno che ha caratterizzato un’intera decade esaurendosi poi all’inizio degli anni ’90.

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