
Il tempo, per i giorni del Salone, prometteva bello. E bello è stato. Sia il tempo, sia il Salone. Torino per una settimana capitale della Cultura, Lingotto tempio della Parola, 37ma edizione filata via liscia senza polemiche degne di nota, una direttrice, Annalena Benini, la quale ha capito che meno si parla meglio è, oltre mille marchi editoriali presenti fra grandi, piccoli e fantasma; quattro padiglioni, o meglio: tre più l'Oval, con un evidente sbilanciamento a favore di quest'ultimo (sia per qualità di vita che di editoria) e un pubblico sempre più fedele e numeroso. Oggi si saprà esattamente il numero di visitatori ma è molto probabile che superino i 222mila dello scorso anno. Del resto seguiamo il Salone dai primi anni Duemila e non c'è stata una volta che non si battesse il record precedente. È una condizione ineliminabile di qualsiasi comunicato stampa di chiusura della fiera.
LIBRI&AFFARI
Di certo oltre alla cifra dei visitatori è alta anche quella degli euro spesi qui dentro dai lettori. Senza citare i grandi gruppi, ai quali va sempre benissimo, quest'anno molti degli editori medi (e anche qualche medio-piccolo) sabato avevano già pareggiato i costi della trasferta: stand, alberghi e viaggio. In media si è venduto più degli ultimi due anni, toccando le punte del 2022, il Salone della post-pandemia. Alcuni problemi semmai - se proprio si deve cercare una critica sono l'efficacia di alcuni spazi (tante sale sono sempre troppo rumorose) e il numero di eventi: troppi e troppo ravvicinati. Ma una giornata al Salone vale sempre e comunque la fatica di viverla: sia per partecipare ad alcuni incontri unici nel loro genere sia per visitare gli stand di alcuni editori che fuori da qui non vedresti mai. Come si dice: il Salone non è una fiera; è un miracolo. Perché, altrimenti, pagare un biglietto per comprare dei libri rimanendo chiusi dentro al Lingotto in una domenica di sole e sportivamente irresistibile?
LIBRI&POLITICA
E il richiamo è irresistibile anche per i politici. Ieri sono passati tra gli altri - il leader della Cgil Maurizio Landini, il quale invece che di libri ha parlato per promuovere il referendum; la segretaria del Pd Elly Schlein, la quale ha parlato solo per parlare («La cultura è libera e deve rimanere libera»); e Walter Veltroni - che proprio al Lingotto nel 2007 tenne a battesimo il Pd diventandone il primo segretario il quale ha parlato solo del suo libro. Fra i tre bracci, abbracci e selfie. La sinistra, divisa in piazza, si ricompatta al Lingotto.
UR-FASCISMO
Gli scrittori italiani più vip e più pop invece alla fine si ricompattano sul solito tema molto mainstream dal punto di vista editoriale e commerciale - dell'eterno fascismo. Ne hanno parlato ieri Antonio Scurati parlando di fascismi e democrazia (e ha anche rassicurato il ministro della Cultura, Giuli: «Non ci sono più comunisti nel mondo del cinema, non abbia paura, ci ridia il tax credit»). Aldo Cazzullo: «Abbiamo perso la dimensione del disastro che è stato il fascismo, sotto ogni punto di vista: militare, morale, economico. Scusate se torno sempre lì, sull'antifascismo: ma a me il fascismo proprio non piace». Giordano Bruno Guerri, che ha presentato il suo Benito (Rizzoli), ritratto senza sconti di Mussolini. E ancora Walter Veltroni, qui con il suo nuovo romanzo partigiano, Iris, la libertà (Rizzoli): «Essere antifascisti vuol dire essere italiani». E anche Antonio Albanese, che dal cinema passa alla narrativa con il suo primo romanzo, La strada giovane (Feltrinelli), paga pegno raccontando la storia dello zio siciliano che affronta migliaia di chilometri a piedi per tornare a casa dopo essere scappato da un campo di internamento nazista. Per fortuna che c'era Antonio Padellaro il quale, rivolgendosi alla sinistra italiana, ha parlato del suo Antifascisti immaginari (Paper First).
GRANDI CLASSICI
Tra gli incontri extra-fascismo, invece, ieri spiccavano per interesse quello su La follia degli antichi dedicato al mondo di Pietro Citati. Quello con Paolo Nori e Alessandro Piperno su Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij. E l'Omaggio a Philip K. Dick per l'uscita del doppio Meridiano Mondadori, presenti Emanuele Trevi, autore della introduzione all'Opera scelta, e il super esperto Luca Briasco, già direttore editoriale della Fanucci che editò tutto Dick: dopo essere stato consacrato da tre volumi a cura di Jonathan Lethem nella «Library of America», anche in Italia Philip K. Dick per la gioia di tutti i fantascientisti - entra con la sua opera narrativa nella rosa dei grandi nomi della letteratura mondiale.
EXTRA-LETTORI
A proposito di altri mondi.
Marco Rizzo ci ha fatto notare che se vuoi acquistare un biglietto online per il Salone tra i dati che «aiutano a gestire la tua richiesta» c'è anche il «genere». Puoi inserire: «maschio», «femmina» o «altro». Rizzo ha scritto «Marziano». La cosa strana è che l'abbiano fatto entrare.
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