Pastore-Leva, il libro è buono ma da revisionare

Fabrizio Ottaviani

Ce la mettono tutta, gli autori Federico Leva e Christian Pastore, a depistare il lettore: aprendo il romanzo con l'esplosione di una palazzina, piazzando qua e là derisori brani metanarrativi o inserendo il monologo di un commissario fricchettone ex studente di Scienze politiche nonché, udite udite, appassionato di letteratura (invece di esserne l'oggetto, come molti dei suoi omologhi), ma c'è poco da fare: La revisione (Mondadori, pagg. 250, euro 17) è un romanzo epistolare: come a dire un dinosauro di carta, parente di quelli di vetroresina che terrorizzano i bambini in Jurassic park.

Solo che è un romanzo epistolare divertente e con un argomento folle, visto che stavolta le relazioni pericolose le intrecciano un aspirante scrittore e il suo mentore. L'esordiente si chiama Tito Sperna e vive a Milano con un'avvenente agente immobiliare, Ida, che lo mantiene. Non è un novellino, anzi ha collaborato a lungo con le case editrici. Adesso, però, vuole fare sul serio, ragion per cui manda il manoscritto della Purezza - capolavoro ancora in bozze - a Orazio Cinabro, letterato famoso e grande misantropo che dopo avere litigato con il suo editore si è trasferito a Edimburgo, città scelta perché la più nuvolosa d'Europa. Cinabro prende fin troppo sul serio il ruolo di pigmalione: individuati a colpo d'occhio alcuni errori marchiani del manoscritto, stabilito con l'Adorno dei Minima moralia che singolarmente prese le correzioni possono sembrare superflue, ma tutte insieme conducono a un nuovo livello del romanzo, impone a Sperna la revisione del testo, lasciando intendere che dopo sarà necessaria una revisione della revisione, e poi un'altra revisione e così via, in una corsa all'esaurimento nervoso scongiurato con bizzarri suggerimenti farmacologici (a cominciare dal «Rintintin», ultimo ritrovato nel campo degli psicofarmaci).

Due o tre mail, e lo scambio epistolare si trasforma in un inferno fatto di sarcasmo (il titolo La purezza muterà in Putrefazione), di spietati ridimensionamenti e di ritorsioni belle e buone: perché Cinabro non ha scritto solo il celebrato Suppurazione (tanti titoli in -zione prenderanno in giro i libri di Thomas Bernhard?) ma anche pagine discutibili: cioè per l'appunto non abbastanza revisionate... Toccherà al commissario, che avrà la sfortuna di vedersi atterrare sulla scrivania l'intero carteggio, dipanare una matassa dall'esito tragico, ma dagli effetti esilaranti.

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