Il Pdl lo costringe alle dimissioni dall’Expo

Un attimo dopo la sollecitazione del Pdl, arrivano le dimissioni. Stefano Boeri è pronto a sfidare gli altri candidati del centrosinistra alle primarie e Letizia Moratti. Lo stesso sindaco che lo aveva scelto per guidare la Consulta degli architetti per il masterplan di Expo 2015. «Dovrebbe lasciare subito questo incarico, è evidente la contraddizione, è venuto a mancare il rapporto di fiducia tra delegante e delegato» dichiara alle agenzie di stampa il presidente della Provincia Guido Podestà, anche coordinatore regionale del Pdl. Un’ora dopo arriva la comunicazione che Stefano Boeri lascia «con effetto immediato» la Consulta. A maggio peraltro sono formalmente scaduti anche gli incarichi degli altri componenti, Boeri ha comunicato ieri via telefono al dg della società Expo Giuseppe Sala che rinuncia al rinnovo. E ha frenato sul nascere la polemica. Il nome di Boeri, sottolinea Podestà, «arriva dopo che tanti altri sono stati bruciati, come il presidente del Tribunale Livia Pomodoro. Prova che il Pd non è in grado di trovare un nome presentabile al proprio interno». Ed è convinto che «non sia ancora quello che sceglierà la sinistra». A meno di sorprese, l’uomo nell’ombra non sarà l’avvocato Umberto Ambrosoli, più volte inserito nella rosa: «Non riesco neanche a immaginarlo, osserverò la campagna solo da elettore curioso» assicura.
Nella partita per le primarie restano in gioco invece Giuliano Pisapia, avvocato ed ex parlamentare del Prc, e Roberto Caputo, consigliere provinciale del Pd ed ex assessore socialista. Pisapia ha fissato «il limite massimo per le primarie la seconda settimana di novembre, non dovremmo andare oltre». E ieri ha lanciato il primo dei nove comitati a sostegno della sua candidatura. La disponibilità di Boeri, sostiene il coordinatore per Milano di Area democratica, Franco Mirabelli, «è una bella opportunità per cambiare in città. Sta al Pd e al centrosinistra saperla cogliere senza ripetere gli errori del passato, evitando di soffocare una candidatura che deve essere e restare civica, legata ad un progetto e non ad uno schieramento». Evitare, «la pratica purtroppo diffusissima nella sinistra milanese, di cercare ciò che non va in chi si candida». Segno che la spaccatura è già in corso. Anche l’ex presidente della Provincia e pluricandidato Filippo Penati non avrebbe incassato bene il colpo, anche se dà la benedizione («ha il profilo giusto per la riscossa civica»). Il segretario milanese del Pd Roberto Cornelli assicura che la «competenza e la passione» di Boeri per la città «sono un grande valore aggiunto», per il segretario regionale Maurizio Martina «il passo è quello giusto, siamo pronti al confronto con lui».
Un «giudizio positivo» anche se «a titolo personale» dal segretario lombardo dell’Udc Savino Pezzotta. Non è un’apertura dei centristi, «mancano ancora otto mesi alle elezioni, tante cose possono cambiare e finchè non c’è il congresso a fine anno non parlo di alleanze. Posso dire che se i partiti candidano persone brave, è una cosa buona per tutti».

Persona stimata, ironizza il leghista Matteo Salvini, «e che da anni collabora con la Moratti, vuol dire che anche il Pd e la sinistra ritengono che il sindaco, certo aiutata dalla Lega e non da altri nella difesa del verde dal cemento, sta lavorando bene»

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