Domenica a Londra ci sarà. Come sognava. Nella maratona per cui si era allenata, il pettorale di Michela Rossi arriverà al traguardo scortato da un gruppo di amici che così la vogliono ricordare.
É una storia di terremoto che ti passa vicinissima quella di questa ragazza pesarese di 37 anni. Un paio di domeniche fa era a Milano, pettorale numero 1606 a sudare tra piazza Castello e l'Arena insieme con altre migliaia di persone che le hanno corso a fianco, applaudita, magari sfiorata. Ora la sua vita è solo da raccontare. C'è una foto che la ritrae a metà percorso della «Stramilano»: una bandana nera a raccoglierle i capelli neri, gli occhiali, le braccia alte sui fianchi a spingere la sua corsa piena di energia e una smorfia di fatica sul suo volto. Ma l'aria è felice, serena, nessun presagio. Poi la gara finisce e Michela torna all'Aquila perchè lì ha studiato e lì lavora come fisico dell'Alenia Spazio. E domani si riprende, c'è un progetto da seguire. É notte fonda quando telefona alla madre a Rieti per tranquillizzarla, per dirle che è rientrata e la corsa è andata bene.
«Ci ha chiamato più o meno all'una di notte- ricorda il fratello Pierpaolo- E poche ore dopo è successo quello che è successo...». La casa in centro dove vive Michela si sbriciola come tante altre in città. Lei non riesce a fuggire, resta sotto le macerie e il suo nome va ad allungare la triste lista dei dispersi. Ma come se fosse un segno comincia anche circolare sui siti di maratona: dal «blog» della Gazzetta a quello di Linus, ad altri meno famosi su cui però si ritrovano tutti gli appassionati della corsa. Che cliccano, commentano, la ricordano. C'è la foto di Michela in gara a Milano e c'è anche un appello di suo fratello che cerca foto e testimonianze di chi l'ha conosciuta e ha condiviso con lei la grande passione per lo sport. «Mia sorella ha fatto di tutto- racconta Pierpaolo- Dallo sci alpinismo, all'arrampicata e negli ultimi anni alla maratona. Ora si stava allenando per una gara di triathlon e quindi aveva anche cominciato a nuotare e ad allenarsi in bicicletta. Io vorrei che venisse ricordata per l'amore che metteva in quello che faceva...». Così, grazie al tam tam della rete, Michela riprende correre. É iscritta alla maratona di Londra ed è Manlio Gasparotto, maratoneta e giornalista della Gazzetta, che raccoglie un gruppo di suoi amici e si mette in contatto con gli organizzatori della gara: «Con Pierpaolo ci siamo detti che sarebbe stato bello poter riportare a casa il pettorale di Michela...». Detto fatto. Dallo staff della corsa arriva piena disponibilità e fra pochi giorni da Greenwich sarà una amica di Michela, la presidente di una fondazione che fa solidarietà, a correre con il suo numero e la sua maglia fino al traguardo. «L'idea che ad indossare la maglia e il pettorale di Michela sia una maratoneta che è anche presidente di un'associazione di una fondazione benefica - spiega Pierpaolo Rossi- mi è piaciuta subito ed è stata subito apprezzata anche dalla nostra famiglia. Credo sia il modo giusto per ricordarla. Quello che a mia sorella sarebbe piaciuto».
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