Piranesi, il romano de Venexia

La vicenda del libro di cui ci occupiamo oggi (Libero! di Dominique Torrès, Edizioni San Paolo, 10 euro) si svolge in Africa, nel Niger, e tratta un dramma ancora diffuso in quel continente: malgrado la schiavitù sia vietata dalla legge, continuano ad esserci famiglie di schiavi.
Il romanzo parla di Amsy, un ragazzo di dodici anni, figlio di un cammelliere schiavo in un accampamento di tuareg. Attraverso lui e la sua famiglia intravediamo le condizioni degli schiavi: non posseggono niente, né il proprio corpo né i propri figli; vivono in tende malferme e malsane; lavorano senza essere pagati; vengono considerati dai padroni alla stregua di oggetti o, nel migliore dei casi, di animali; non hanno nemmeno diritto a un vero e proprio pasto (debbono accontentarsi degli avanzi, se ci sono); a 15 anni alle donne viene applicato alla caviglia un bracciale di tre chili per impedire loro di correre; il «padrone» può vendere le ragazze a chi vuole. Il primo compito di Amsy, all’alba, è di raccogliere nel deserto legnetti per accendere il fuoco e preparare il tè per i nobili tuareg.
Una mattina il giovane schiavo incontra il rappresentante di un’associazione che si chiama Timidria e che lotta contro la schiavitù (ce ne sono molte, nel mondo): lo aiutano a fuggire ma anche a imparare a vivere e pensare da essere libero. Non è facile, per lui, abituato solo a servire e ad eseguire ordini. Finalmente potrà soddisfare un suo segreto desiderio: andare a scuola, imparare a leggere e scrivere. E in seguito si batterà per far liberare anche il resto della sua famiglia. Dovrà ricorrere al tribunale che costringerà i tuareg a rispettare la legge.
La famiglia si riunisce, comincia una nuova vita. All’inizio i problemi sono tanti perché occorre imparare ad essere liberi e non è facile. Ma la libertà vale qualunque sforzo, qualunque sacrificio. Perché significa affermate i propri diritti e la propria dignità di essere umano.
Parte dei proventi della vendita di Libero! verranno devoluti a Timidria.

Liberare uno schiavo è costoso: bisogna assicurargli una casa, del cibo, dei vestiti, un po’ di terra, degli utensili da cucina, qualche capra, e iscriverlo a scuola e fornirgli i libri e tutto l’occorrente per studiare. Perché non si può liberare la gente per poi abbandonarla al suo destino.

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