Auto, Vienna affianca Roma. Nel mirino il diktat elettrico

L'Austria proporrà un documento che appoggia le tesi delle 40 regioni produttrici escluse dal tavolo europeo

Auto, Vienna affianca Roma. Nel mirino il diktat elettrico
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Cresce la convergenza sulle istanze presentate dall'Alleanza delle 40 Regioni automotive europee, presieduta dall'assessore lombardo Guido Guidesi (in foto), per salvaguardare e rilanciare un sistema industriale ormai allo stremo e oggetto di una forte emorragia di occupati. La decisione di Ursula von der Leyen di escludere l'Alleanza dal «Dialogo strategico» dello scorso 12 settembre ha avuto l'effetto di rafforzare il fronte della consapevolezza verso obiettivi green di fatto irrealizzabili, come certificato anche dal recente intervento di Mario Draghi. Oggi, a Bruxelles, in occasione del vertice dei «27» sulla competitività, con il ministro Adolfo Urso a rappresentare l'Italia, l'Austria presenterà un documento che, oltre a richiamare le posizioni espresse dal presidente dell'Alleanza e assessore lombardo Guidesi in tema di neutralità tecnologica, chiederà alla presidente della Commissione una svolta immediata rispetto ai piani che dal 2035 prevedono l'addio alle motorizzazioni endotermiche a favore del «tutto elettrico».

Vienna, in pratica, «invita ad affinare gli strumenti dell'Europa affinché l'integrità climatica sia preservata, insieme a competitività ed equità».

Per salvare il sistema automotive europeo, messo in ginocchio dalle politiche ideologiche e dalla crescente perdita di competitività del settore rispetto ai concorrenti cinesi, occorrono decisioni immediate. I costruttori, pur responsabili di aver assecondato piani realizzabili solo a parole, hanno già ingranato la retromarcia vista la fredda reazione del mercato rispetto all'imposizione delle sole vetture elettriche. Bruxelles, dal canto suo, continua invece a prendere tempo, privilegiando ragioni politiche e di poltrone rispetto al pragmatismo. I risultati sono evidenti: in Italia la produzione di veicoli da parte di Stellantis è ai minimi dal 1957 e stop momentanei riguardano ora anche gli impianti del gruppo in alcuni Paesi europei; Volkswagen fermerà temporaneamente le linee per le auto elettriche in due dei siti tedeschi a causa della scarsa domanda proveniente dal mercato; «scossa» fatale anche per Ford a Colonia, sempre in Germania, visto che in 1.000 saranno lasciati a casa, mentre il colosso della componentistica Bosch è alle prese con il taglio maggiore di personale della sua storia (13.000 dipendenti) per la debolezza della richiesta. Anche Porsche è stata costretta a rivedere i suoi piani verso il «tutto elettrico», come del resto è accaduto per Alfa Romeo: il lancio delle nuove Giulia e Stelvio, inizialmente previste solo a batteria, è stato posticipato di due anni.

A questo punto, in vista del prossimo «Dialogo strategico» in programma a dicembre, anticipato tra ottobre e novembre da riunioni tecniche in sede Ue, l'Alleanza delle 40 Regioni automotive, le stesse che si caratterizzano per la presenza sui rispettivi territori di una forte industria produttiva e di indotto, preme per essere concretamente della partita.

Pressioni su Ursula von der Leyen sempre più forti anche dalla sua Germania, visto il deciso appello lanciato alla vigilia del vertice dello scorso 12 settembre dai tre lander tedeschi di Bassa Sassonia (azionista del gruppo Volkswagen), Baviera e Baden-Württemberg.

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