Il presidente di Unipol, Carlo Cimbri, vuol far sentire la sua voce nei palazzi della Ue e ieri a Bruxelles ha inaugurato, insieme all'ad Matteo Laterza, la nuova sede di rappresentanza del gruppo in Avenue Marnix. Poche centinaia di metri dal Parlamento europeo, dove subito dopo è stato organizzato un confronto sul contributo delle assicurazioni alla capacità competitiva dell'Unione. «Abbiamo la necessità di avere contezza della direzione in cui si orientano le normative europee, non quando escono ma quando si inizia a discuterne in modo da essere preparati», ha spiegato Cimbri con tono deciso.
Nel quadro della Savings and Investments Union, il progetto di rilancio della struttura finanziaria dell'Unione lanciato dalla Commissione, il settore assicurativo può infatti diventare un partner decisivo per orientare gli investimenti privati verso la crescita. Questa capacità, ha però sottolineato Cimbri, viene frenata da ostacoli normativi e istituzionali, come pure da «asimmetrie regolamentari» che creano condizioni di svantaggio competitivo: è il caso del cosiddetto «Danish compromise», che riduce l'assorbimento di capitale delle banche legato alle loro partecipazioni assicurative ma non concede lo stesso vantaggio alle assicurazioni che detengono quote nelle banche, come appunto Unipol. A generare costi e incertezza è anche l'eccesso di regolamentazione, tipico del settore finanziario europeo (il solo Single Rulebook finanziario ha superato le 15mila pagine). «La decisione di aprire a Bruxelles non ha alcuna correlazione con il tema Ania. Rispetto alle ragioni che ci spinsero a uscire nel 2014 non vediamo oggi nessun tipo di cambiamento di scenario che ci possa portare a rivedere la nostra posizione», ha precisato il presidente di Unipol. Che ieri è stato incalzato anche sul risiko finanziario: Cimbri, non vede la possibilità che nel nostro Paese nasca «un grande player del risparmio gestito» sul modello di Blackrock o Blackstone.
«Oggi l'Italia ha un grande operatore captive, Eurizon, che ha una dimensione grande per noi ma piccola a livello globale», ha spiegato Cimbri, scettico in merito a un possibile matrimonio tra Intesa e Generali nel risparmio gestito, qualora sfumi l'operazione Natixis. «Il risparmio delle assicurazioni è un'altra cosa rispetto a quello gestito per conto terzi dagli asset manager».
Cimbri non vede stravolgimenti del sistema finanziario italiano dopo la scalata del Monte dei Paschi a Mediobanca e non teme che il suo gruppo possa diventare preda di qualche altro operatore. «Abbiamo un azionariato stabile che ci accompagnerà ancora per lungo tempo».