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La democrazia ha gli anticorpi

I complotti non si preoccupano di come va a finire, ma seguono la regola che l'importante è che se ne parli. I complotti, soprattutto, piacciono tantissimo alle masse, con la stolta idea che la voce del popolo sia la voce di Dio

La democrazia ha gli anticorpi
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Le ingerenze straniere non sono un'invenzione di questi anni. La democrazia, poi, subisce da sempre gli attacchi della guerra sporca e ibrida, qualche volta cade, più spesso si salva, perché comunque gli anticorpi non sono poi così irrilevanti. È successo anche questa volta. C'è qualcosa di antico, quasi ottocentesco, in questa storia di spie, false piste, mozioni di sfiducia e redazioni che diventano trincee. Sembra il racconto di un'Europa che resiste in un romanzo di Le Carré, ma è cronaca politica di questi giorni. Mosca ha provato, ancora una volta, a mettere il dito nel cuore dell'Unione Europea. A infilarsi nel meccanismo fragile ma resistente della democrazia continentale. Ha tentato il colpo grosso: far cadere Ursula von der Leyen, delegittimare la Commissione, spaccare la fiducia, avvelenare la fonte. Non con i carri armati, ma con i troll, con le mozioni confezionate come trappole, con la disinformazione chirurgica. È il 10 di luglio e a Strasburgo va in scena il caso Pfizer. L'accusa è di aver acquistato nel 2021 quasi due miliardi di dosi di vaccino anti Covid solo per fare un favore all'azienda farmaceutica. Il romeno Gheorghe Piperea, vicepresidente del gruppo Ecr, presenta con altri 77 deputati una mozione di sfiducia contro Ursula. È un'azione, legittima, che finisce in una nuvola di fumo: 360 contrari e 175 a favore. Il reale obiettivo non era comunque parlamentare. Il disegno è elementare. Basta gettare un sasso nello stagno e aspettare che l'onda si amplifichi, la notizia serve a dare concretezza ai sospetti: quel maledetto virus era solo un'invenzione dei signori del farmaco. Indignazione. L'Europa era complice. Delegittimazione totale. Tutto questo aiuta a gettare l'Europa nel caos. Certo, non è che l'Unione sia senza peccato. I vizi li conosciamo e pure i difetti strutturali. Ci possono essere milioni di motivi per criticare la visione rigida e miope di Bruxelles, ma non seguendo la strada dei soliti complotti, perché da qualsiasi parte arrivi è la più inquinata. I complotti parlano alla pancia e mai alla testa. I complotti non ragionano, evocano. I complotti non si preoccupano di come va a finire, ma seguono la regola che l'importante è che se ne parli. I complotti, soprattutto, piacciono tantissimo alle masse, con la stolta idea che la voce del popolo sia la voce di Dio. È il primo passo verso qualsiasi totalitarismo. Sì, è vero, questa antipatia libertaria verso i complotti trova disprezzo a destra e sinistra. Pazienza. È che la diffidenza verso il potere non può stare da una sola parte. Il potere è la von der Leyen e lo è Putin. I finlandesi non si sono mai fidati troppo dei russi.

Non è un caso che a smascherare l'azione del Cremlino sia un gruppo di giornalisti finlandesi attenti a come nascono e in che modo vengono diffuse, e gonfiate, le notizie. Le prove sono precise e concrete: è guerra sporca. La Russia vuole un'Europa sfiduciata e impaurita, dove la voce di tutti sia malfidata. È così che muoiono le democrazie, tra complotti assordanti.

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