Politica estera

La doppia faccia di Macron. Così tradisce l'Italia sull'Expo

Parigi sembra guardare a un'intesa a 360 gradi con il governo dell'Arabia Saudita e punta su Riad per l'Expo del 2030, a scapito della candidatura di Roma

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Quando si tratta di grandi eventi internazionali, la Francia ha evidentemente un certo trasporto a favore dei Paesi del Golfo. Nel 2010, in occasione dell'assegnazione dei mondiali di calcio del 2022 al Qatar, diversi rumor hanno indicato in Parigi una delle capitali più vicine a Doha. Rimangono ancora avvolti nel segreto di Stato i contenuti delle conversazioni del famoso pranzo, tenuto poche settimane prima della vittoria della candidatura qatariota, svolto all'Eliseo alla presenza dell'ex presidente Sarkozy, del futuro emiro del Qatar e di Michel Platini, all'epoca capo della Uefa.

Lo stesso ex massimo dirigente della Fifa, Josep Blatter, nel 2021 ha rivelato il voto favorevole di Michel Platini a favore di Qatar 2022. Chiare indicazioni quindi di un sostegno di Parigi alle istanze di Doha. Adesso uno scenario molto simile potrebbe ripetersi per l'Expo del 2030. Parigi infatti sosterrebbe (questa volta più alla luce del Sole) Riad nella corsa all'assegnazione dell'evento. Una corsa che vede anche l'Italia impegnata, con la candidatura di Roma ufficialmente presentata ieri nella capitale francese in occasione della visita di Giorgia Meloni.

Gli incontri tra Macron e Bin Salman

C'è una spia che contribuisce a confermare le indiscrezioni dei giorni scorsi, secondo cui per l'appunto il governo francese sarebbe in campo a favore di Riad. Martedì, subito dopo il bilaterale tra il presidente francese Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, nel punto stampa non si è fatto alcun cenno alla candidatura di Roma. Nemmeno mezza parola, nessun riferimento.

Al contrario, venerdì scorso lo stesso Macron ha incontrato il principe ereditario saudita Mohammad Bin Salman. E anche se l'Eliseo non si è sbilanciato ufficialmente, i riferimenti all'Expo 2030 non sono stati affatto sottintesi. Tra il presidente francese e l'erede di casa Saud i toni sono stati molto cordiali, di grande collaborazione reciproca. Segno di un'intesa che probabilmente riguarda anche la candidatura di Riad.

C'è poi un altro dettaglio nel "cerimoniale" dell'incontro con Meloni. Se da un lato è vero che al momento i capi di governo dei Paesi candidati all'Expo si trovano a Parigi, visto che gli uffici del Bie (Bureau International des Expositions) in cui depositare i documenti per i rispettivi dossier hanno sede nella capitale francese, dall'altro il vertice con il presidente del consiglio è stato fissato come un normale bilaterale. Un confronto tra due Paesi confinanti, in cui trattare degli argomenti più spinosi per entrambe le cancellerie: economia, immigrazione e guerra in Ucraina. Questo ha reso ancora più rumoroso il silenzio su Roma 2030.

Anche perché poco prima del vertice con Giorgia Meloni, lo stesso Macron ha visto in un pranzo di lavoro il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, il quale ha depositato a Parigi la candidatura della terza città in lizza per l'Expo, ossia Busan. Un altro incontro in vista dell'assegnazione dell'esposizione dunque e un altro indizio, colto anche dalla stampa transalpina, sul perché con Meloni non è stato fatto cenno alla corsa di Roma.

Un'Europa disunita

Il sostegno di Parigi a Riad è stato colto anche dai promotori della candidatura italiana. L'ambasciatore Giampero Massolo, a capo del comitato promotore di Roma 2030, nei giorni scorsi ha fatto un preciso riferimento al mancato sostegno di alcuni importanti partner europei. "L’Europa è famosa per essere disunita sulle candidature internazionali e anche stavolta non fa eccezione", ha dichiarato. E sul New York Times ha rimarcato l'importanza di tenere alta la questione legata ai diritti umani.

Roma quindi proverà a sfruttare anche le polemiche sorte all'interno dell'opinione pubblica francese, dove diverse associazioni hanno polemizzato con l'Eliseo per l'appoggio all'Arabia Saudita. Una sorta di riproposizione quindi di quanto avvenuto con i mondiali in Qatar, fortemente criticati per essere stati ospitati in un Paese dove il concetto di rispetto dei diritti umani non viene percepito come nel Vecchio Continente.

Perché Parigi appoggia Riad

All'Eliseo però i calcoli per il momento sono di altro tipo. La Francia ha più che mai bisogno, in una fase come quella attuale, delle risorse energetiche provenienti dal Golfo. L'appoggio di Parigi a Riad potrebbe inquadrarsi in una collaborazione a tutto tondo con il regno dei Saud. Petrolio e gas da importare dal Medio oriente, in cambio di quella tecnologia e quegli investimenti necessari al governo saudita per mandare avanti l'agenda Vision 2030.

Il progetto cioè con il quale Bin Salman vuole rendere Riad meno dipendente dal petrolio e dalle esportazioni delle risorse energetiche, sviluppando invece un'economia più incentrata sull'industria e sul turismo.

In questo contesto, ben si comprende quindi l'importanza rivestita da un'eventuale assegnazione dell'Expo previsto proprio nel 2030.

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