Politica estera

"Non possiamo salvarle". "Vandali". La battaglia sulle chiese infamma la Francia

L'ex ministro della Cultura Roselyne Bachelot ha recentemente dichiarato che il patrimonio religioso francese, costituito da troppe chiese “senza molto interesse”, potrebbe essere ridotto

"Non possiamo salvarle". "Vandali". La battaglia sulle chiese infamma la Francia

Le chiese? Impossibile salvarle tutte, soprattutto quelle dell'Ottocento e di "scarso interesse" patrimoniale e artistico. La folle sparata in odore di laicismo è dell'ex ministro della Cultura sotto la presidenza Macron, Roselyne Bachelot. Domenica 8 gennaio Bachelot è stata invitata a "C à vous", programma presentato da Anne-Élisabeth Lemoine e trasmesso su France 5 per promuovere il suo nuovo libro "682 giorni: il ballo degli ipocriti". Incalzata dalla giornalista, l'ex ministro della Cultura ha parlato del patrimonio religioso francese, in particolare delle chiese dell'Ottocento. "Ci sono chiese che hanno una forte connotazione emotiva: ci siamo sposati lì, abbiamo fatto battezzare i nostri figli, abbiamo seppellito lì nostro nonno, ma c'è un patrimonio religioso dell'Ottocento che non ha un grande interesse", ha detto l'ex ministro. Bachelot afferma dunque che spetterà altrimenti ai cittadini "interessati" mobilitarsi per mantenere e preservare i loro edifici religiosi, sottolineando che questo non dovrebbe essere il ruolo dello Stato.

Ecco il "vandalismo rivoluzionario"

Il sito web "Maires de France" indica che in Francia ci sono 42.258 parrocchie e cappelle, secondo un censimento effettuato nel 2016 dalla Conferenza episcopale francese. La grande maggioranza di questi luoghi di culto, cioè tutte le chiese costruite prima della legge del 1905, (40.307) appartengono ai comuni. Un patrimonio "costoso" secondo il sito, dal momento che le amministrazioni comunali sono le dirette responsabili della loro manutenzione: dopotutto è la nostra storia, e una civiltà che non cura il proprio passato non può avere futuro. Come scrive Le Figaro, Pierre Vermeren, professore universitario, storico e autore del saggio "On a cassé la République. 150 ans d’histoire de la nation" (Tallandier), vede nelle dichiarazioni dell'ex ministro il prolungamento di un movimento iniziato durante la Rivoluzione francese.

L’ex ministra della Cultura senza cultura, accusa, "si è inserita in una delle più feconde tradizioni francesi dai tempi della Rivoluzione, il vandalismo, secondo la formula dell’abbé Grégoire. Non esiste, da due secoli a questa parte, una sequenza storica durante la quale una parte dei francesi, talvolta aiutati dalla rivoluzione o dalla guerra, ma anche a causa di alcuni affaristi come abbiamo visto negli ultimi quarant’anni, non si sia dedicata al saccheggio di una porzione materiale o immateriale del patrimonio francese". Anzi, sottolinea, è proprio uno dei tratti caratteristici di un paese di cultura rivoluzionaria.

L’ordinarietà del vandalismo rivoluzionario, sottolinea sempre Vermeren, si è concretizzata "in una grande offensiva iconoclasta nel corso della quale centinaia di migliaia di statue sono state distrutte", rubate e danneggiate. Migliaia di chiese e cimiteri francesi sono stati saccheggiati o demoliti durante la Rivoluzione e nel Diciannovesimo secolo, tanto che è stato necessario ricostruire le chiese e tutti i cimiteri. Cancel culture in salsa laicista.

La battaglia sull'identità in Francia

Deputata dell'assemblea nazionale dal 1988, Bachelot, è stata Ministro della Cultura nel governo del primo ministro Jean Castex dal luglio 2020 al maggio 2022, sotto la presidenza di Emmanuel Macron; in passato aveva ricoperto la carica Ministro degli affari sociali con François Fillon e prima ancora di Ministro della Salute e Ministro degli Affari giovanili e sportivi, dal 2007 al 2010, oltre che Ministro dell'ambiente dal 2002 fino al 2004.

Le sue dichiarazioni sulle chiese si inseriscono nel dibattito francese sull'abbattimento delle statue di carattere religioso e sull'annoso tema della laicità dello stato, molto sentito in Francia. Nelle scorse settimane, la Corte amministrativa d'appello di Bordeaux ha ordinato al comune di La Flotte-en-Ré, sull'Île de Ré, la rimozione dal pubblico dominio di una statua della Vergine situata nel mezzo di un incrocio, ai sensi della legge sulla separazione dei Chiesa e Stato del 1905, secondo quanto diffuso dalla France Press e riportato anche da Le Figaro.

Confermando una prima decisione del tribunale amministrativo di Poitiers, risalente allo scorso marzo, ordina a piccolo comune della Charente-Maritime di 2800 abitanti di "effettuare la rimozione della statua entro sei mesi".

Commenti