
Il movimento Bloquons tout, nato con spirito apartitico dall’imprenditore Julien Marissiaux, è oggi al centro di una mobilitazione nazionale che ha conquistato l’attenzione politica e sociale francese. Organizzata per il 10 settembre, la protesta – che coincide con uno sciopero generale e azioni di massa – rischia di paralizzare trasporti, servizi pubblici, scuole, ospedali e vie di comunicazione in tutto il Paese. Secondo i sondaggi, circa il 46-63% dei francesi sostiene l’iniziativa.
La rivolta nasce dalle proteste contro il piano di austerità di François Bayrou, che prevede il taglio di circa 44 miliardi di euro, la soppressione di due giorni festivi e il congelamento delle pensioni. Il movimento è cresciuto online da maggio, inizialmente tra correnti sovraniste, per allargarsi poi a soggetti di sinistra e parti del sindacalismo. Oggi vanta l’appoggio di La France Insoumise, del Partito Socialista, dei Verdi e di alcune confederazioni sindacali come CGT, Solidaires e Sud-Rail.
Marissiaux, ideatore della mobilitazione, è un imprenditore di Morbecque con una profonda strategia digitale: dalla sua piattaforma “Les Essentiels” (Telegram, sito e social) lancia slogan sovranisti e anti-elitisti, evocando figure simboliche come Coluche e proponendo misure radicali, dall’uscita dall’UE alla creazione di un fondo sovrano per i cittadini, fino alla dissoluzione delle intercomunalità e alla riduzione degli stipendi pubblici. Condizione preliminare del progetto è la destituzione di Emmanuel Macron. Sebbene abbia dichiarato una netta distanza dalla politica ufficiale, la base del movimento appare ormai a forte impronta di sinistra: secondo la Fondazione Jean Jaurès, il 69% dei suoi sostenitori aveva votato Mélenchon al primo turno del 2022.
La protesta si inserisce in un contesto già esplosivo: il governo Bayrou è sull’orlo della caduta, la politica economica è sempre più impopolare e l’opinione pubblica attraversa una profonda crisi di fiducia. L’iniziativa del 10 settembre, definita dallo stesso Bayrou “né politica né storica”, è ormai percepita come uno spartiacque per chiedere un cambiamento radicale.
Le azioni previste sono eterogenee: blocchi stradali, scioperi nei trasporti, scuole chiuse, instabilità nei porti, ritiro dei risparmi bancari e boicottaggio dei grandi commercianti. L’intelligence francese teme che la mobilitazione possa superare, in termini di caos e portata, quella dei Gilets Jaunes del 2018.
In definitiva, ciò che era nato come un appello digitale spontaneo si è trasformato in un punto d’incontro per diverse frange della società francese: giovani politicizzati, sindacati, partiti e cittadini esasperati. La vera incognita è se “Bloquons tout” saprà tradursi in una alternativa concreta o se finirà per dissolversi come altre proteste del passato.