Politica estera

"Finiamo il lavoro". "Sconnesso dalla realtà": battaglia sulla ricandidatura di Biden

Il presidente degli Stati Uniti cercherà la rielezione alle presidenziali del 2024. L'annuncio ufficiale in un video pubblicato sui social. Il candidato democratico cercherà di bissare il successo del 2020 contro Donald Trump, ma dovrà fare i conti con un'opinione pubblica americana insoddisfatta del suo operato. Al suo fianco confermata la vice Harris

Joe Biden annuncia la ricandidatura per il 2024: "Finiamo il lavoro"
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L'attesa è finita: Joe Biden si è ufficialmente ricandidato alla presidenza degli Stati Uniti d'America. Il 46esimo presidente Usa ha comunicato l'intenzione di cercare la rielezione alla Casa Bianca nel 2024 in un video pubblicato sui suoi canali social, com'era stato anticipato dai media americani la scorsa settimana. Al suo fianco è stata confermata anche la ricandidatura di Kamala Harris in tandem da vicepresidente.

L'annuncio è arrivato oggi, martedì 25 aprile, in una data simbolica: esattamente lo stesso giorno quattro anni fa (nel 2019), Biden lanciò la sua campagna elettorale, organizzando il primo comizio tre settimane dopo a Philadelphia, nella sua Pennsylvania di cui è originario, essendo nato nella città operaia di Scranton. Da allora è riuscito a sovrastare il favoritissimo Bernie Sanders e altri 27 candidati, tra cui colei che nell'estate del 2020 sarebbe stata scelta come vicepresidente, Kamala Harris. Oggi la concorrenza si è ristretta: a contendergli la nomination del Partito Democratico sono la scrittrice Marianne Williamson e il 69enne no-vax Bob Kennedy Jr, due personalità con uno scarso seguito e che non rappresentano una minaccia concreta per l'attuale inquilino della White House.

Il video e la reazione dei repubblicani

"Libertà", sono le prime parole scandite da Biden nel filmato di 3 minuti e 4 secondi caricato sul canale YouTube ufficiale. "La libertà personale è fondamentale per ciò che siamo come americani. Combattere per la nostra democrazia e proteggere i nostri diritti è stato il compito del mio primo mandato, ma gli estremisti Maga si stanno riunendo per attaccare queste libertà. Quando mi sono candidato quattro anni fa dissi che stavamo combattendo una battaglia per l'anima dell'America. Lo siamo ancora. Ecco perché mi sto ricandidando, perché conosco l'America. Questo è il nostro momento. Finiamo il lavoro", conclude il presidente sottolineando quello che diventerà uno slogan della prossima campagna elettorale "Let's finish the job!".

Dura invece la reazione dell'opposizione repubblicana. "È sconnesso dalla realtà se pensa di meritare di essere rieletto dopo aver creato una crisi dopo l'altra negli ultimi quattro anni", si legge in una nota firmata da Ronna McDaniel, capo del Comitato Nazionale Repubblicano (Rnc). "I cittadini americani – continua – stanno contando i giorni per poter mandare via Biden. Se gli elettori lasceranno che Biden finisca il lavori, l'inflazione continuerà a salire alle stelle, il tasso di criminalità aumenterà, più fentanyl attraverserà le nostre frontiere aperte, i bambini continueranno a essere lasciati indietro e le famiglie americane staranno peggio".

La genesi della quarta candidatura di Biden

Biden aveva anticipato in diverse occasioni la sua decisione di ripresentarsi il prossimo anno, spiegando durante la sua visita in Irlanda che l'ingresso definitivo nella campagna elettorale sarebbe arrivato "relativamente presto". Nonostante le pressioni e la ridda di critiche ricevute sull'età (80 anni compiuti il 20 novembre scorso, alla fine del potenziale secondo mandato ne avrebbe 86), il secondo presidente cattolico della storia non ha mai manifestato dubbi sulla nuova campagna che lo vedrà protagonista per la quarta volta in assoluto, dopo i fallimenti del 1988 e del 2008 e la vittoria del 2020.

Tre anni fa, dopo un debutto disastroso nelle primarie di Iowa e New Hampshire, Biden ha completato la sua rimonta sul progressista Sanders, prevalendo nel cosiddetto Super Tuesday e risultando il più votato in quasi tutte le altre sfide fino alla convention di agosto.

Il Covid, tema ricorrente delle ultime presidenziali, ha fornito un assist prezioso alla candidatura dell'ex vicepresidente. La gestione della pandemia da parte dell'amministrazione Trump fino all'autunno 2020 non aveva riscosso l'approvazione dell'opinione pubblica americana. Basti pensare che la prima dose di vaccino, sviluppato grazie alla prodigiosa operazione Warp Speed della Casa Bianca, è stata somministrata soltanto il 14 dicembre, un mese dopo le elezioni e in concomitanza con la riunione dei grandi elettori degli Stati che hanno confermato il risultato della corsa presidenziale. La certificazione elettorale è arrivata in mezzo a numerose polemiche e decine di cause inconcludenti presentate dall'amministrazione Trump con lo scopo di dimostrare che i democratici avrebbero commesso delle frodi elettorali per impedire che il presidente uscente venisse rieletto.

Un presidente impopolare come Trump

Archiviato, non con pochi strascichi, l'assalto a Capitol Hill, Biden ha inaugurato la sua luna di miele con gli americani dapprima promulgando 17 ordini esecutivi che hanno ribaltato le azioni del suo predecessore e poi navigando sull'onda di una promessa, quella di riunire e riavvicinare un Paese all'apice della polarizzazione, oltremodo ambiziosa. La sua popolarità è crollata tra la primavera e l'estate 2021, per una serie di concause da lui autoindotte e in parte ereditate, come il traumatico ritiro dall'Afghanistan e i prodromi di un'inflazione generata dalle politiche espansive della sua amministrazione, le quali hanno surriscaldato l'economia americana già perturbata dallo shock pandemico.

In questo periodo il suo tasso di approvazione è sceso di dieci punti, registrando il record negativo nel luglio 2022, con il 37% di opinioni favorevoli eclissato da un allarmante 56% che si diceva insoddisfatto dell'operato dell'attuale capo della Casa Bianca. Nell'aprile 2023 la media di tutti i sondaggi sulla condotta del presidente indica un lieve rialzo rispetto all'anno scorso, ma il tasso è rimasto negativo (52%-42%). Adesso, secondo una rilevazione Associated Press- Nor Center for Pubblic Affairs, solo il 47% degli elettori vorrebbe che il presidente si ricandidasse.

La vicepresidenza, il ritiro e il ritorno in scena

Joe Biden è entrato in politica giovanissimo, venendo eletto nel 1973 per il seggio al Senato del Delaware. All'epoca aveva appena 30 anni. La sua lunga carriera al Congresso, segnata dalla scomparsa della prima moglie, è durata fino al 2009, quando è diventato il vicepresidente di Barack Obama, carica ricoperta anche a partire dal 2013 dopo il successo alle elezioni presidenziali contro il ticket repubblicano composto da Mitt Romney e Paul Ryan. Il capolinea sembrava essere giunto dopo il trionfo di Donald Trump e l'uscita di scena del veterano dem, che nel 2017 si ritirò a vita privata. Tutto però è cambiato dopo il corteo dell'estrema destra Usa a Charlottesville l'11 agosto di quell'anno, durante il quale perse la vita una delle contromanifestanti, Heather Heyer, morta dopo essere stata investita con l'auto da un suprematista di nome James Fields. Trump commentò quella tragedia affermando che vi erano brave persone in entrambi gli schieramenti, ma ritrattò quasi subito condannando la violenza dei gruppi suprematisti.

Biden ha detto che i fatti di quel giorno lo hanno ispirato a riscendere in campo. "In quel momento ho capito che la minaccia in corso non era paragonabile a niente di ciò che avevo visto nella mia vita. La storia considererà i quattro anni di questo presidente come un periodo ripugnante, ma se gli daremo la possibilità di restare per otto anni alla Casa Bianca allora riuscirà a cambiare profondamente e per sempre il carattere di questa nazione. E non posso restare a guardare", ha dichiarato all'epoca.

Biden a Philadelphia
Biden a Philadelphia durante l'evento di lancio della campagna elettorale nel 2019. Foto di Michael Stokes.

Chi potrebbe vincere le elezioni presidenziali Usa 2024

Che aspetto potrebbe avere allora la mappa delle elezioni presidenziali Usa 2024? È prematuro avventurarsi in previsioni, ma rispetto al 2020 in un ipotetico rematch tra Trump e Biden gli obiettivi di entrambi i candidati sarebbero più o meno identici. Il Midwest e la Rust Belt sono tornate "blu" dem negli ultimi appuntamenti elettorali, con un ritorno al successo della sinistra Usa in Wisconsin, Michigan e Pennsylvania, bottino delle ultime midterm. Aumenta invece il distacco il Gop in quelle che ormai si possono definire roccaforti "rosse", cioè Missouri, Florida e Ohio, un tempo considerati swing state. La partita sembrerebbe più aperta in Stati diventati inaspettatamente competitivi, come Arizona e Georgia, tutte e due conquistate per pochissimi voti dai democratici nel 2020.

Se però la conferma di Biden da parte del Partito e dei finanziatori risulta insindacabile, tra i repubblicani i giochi sono tutt'altro che chiusi. Donald Trump, galvanizzato dall'incriminazione a New York, ha accumulato messaggi di sostegno da esponenti di peso all'interno del Grand Old Party e si è posizionato come il frontrunner indiscusso. Una fronda conservatrice potrebbe però presto emergere dalle ombre in appoggio al governatore della Florida Ron DeSantis, rivale dell'ex presidente che in una sfida a due contro Biden secondo i sondaggi farebbe meglio di Trump.

DeSantis, fresco di rielezione nel suo Stato, non si è ancora candidato ufficialmente, ma potrebbe sciogliere la riserva nei prossimi mesi.

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