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"Succubi del Gesù arancione": cosa c'è dietro la bordata di Liz Cheney contro Trump (e il Gop)

Esce negli Usa il libro dell'ex deputata del Gop che accusa di ipocrisia i suoi colleghi di partito succubi del "Gesù arancione" e lancia un'allarme per la democrazia americana

"Succubi del Gesù arancione": cosa c'è dietro la bordata di Liz Cheney contro Trump (e il Gop)
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Arriva nelle librerie americane il j’accuse di Liz Cheney, l’ex deputata repubblicana figlia del vicepresidente Dick Cheney, l’eminenza grigia che ai tempi di George W. Bush contribuì a plasmare la visione del mondo e di un partito che oggi, sotto l’influenza di Donald Trump, sembra allo sbando. È la Cnn a pubblicare i primi estratti del libroOath and honor”, "Giuramento e onore", che uscirà il 5 dicembre e in cui sono presenti non solo critiche nei confronti dei colleghi del Grand Old Party, ma anche un monito agli elettori a poco più di un mese dall’apertura dei caucus in Iowa.

L’ex deputata del Wyoming definisce “complici e collaborazionisti” i repubblicani che sostengono il tycoon. La parabola dell’ex stella nascente del Gop ha imboccato la fase discendente proprio con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, quando Cheney ha spesso preso posizioni pubbliche contro il miliardario sino a votare a favore del secondo impeachment per la condotta tenuta dall’allora presidente durante l’assalto al Congresso del 6 gennaio. Per lei il prezzo politico è stato altissimo: ha perso il ruolo di numero tre alla Camera e ha dovuto dire addio al suo seggio, dopo essere stata sconfitta alle primarie da una candidata appartenente alla corrente Maga.

Cheney non perdona ai repubblicani di essersi mostrati “disposti a violare il giuramento alla Costituzione per interessi politici e per mostrarsi leali a Trump”, quest’ultimo definito “l’uomo più pericoloso che sia mai entrato nello Studio Ovale”. Uno dei passaggi più accorati è riservato proprio alla prospettiva di una rielezione del tycoon, dato al momento in relativo vantaggio sugli sfidanti che corrono per la nomination del partito dell’elefante. Scrive infatti che “come nazione possiamo sopportare cattive politiche per altri quattro anni ma non possiamo sopravvivere ad un presidente che vuole mettere fine alla Costituzione”. Una visione pessimistica rispetto alla capacità di tenuta del sistema dei pesi e contrappesi previsti dall’ordinamento americano.

Le critiche di Cheney sono rivolte anche all’ex speaker della Camera Kevin McCarthy, il quale due giorni dopo le elezioni del 2020 le disse che Trump con lui aveva ammesso di aver perso. “Sa che è finita. Deve solo passare attraverso tutte le fasi del lutto”. Queste le parole riportate nel libro e attribuite al politico della California che, invece, nelle stesse ore dichiarava alla Fox News che il tycoon aveva vinto. McCarty fece poi visita al miliardario nella sua residenza di Mar-a-Lago tre settimane dopo la rivolta del 6 gennaio, confidando all’ex deputata che gli avevano chiesto di andarlo a trovare in quanto preoccupati per il suo umore e per la sua inappetenza. Gli estratti pubblicati dalla Cnn non risparmiano neanche l’attuale speaker, Mike Johnson, descritto come “particolarmente suscettibile alle lusinghe di Trump e desideroso di essere nella sua orbita”.

Se nel partito repubblicano sembra regnare un’ipocrisia dilagante – in una delle riunioni del Gop il deputato Mark Green del Tennessee esclama “le cose che facciamo per il Gesù arancione” prima di esprimere il suo sostegno al miliardario - è tra i democratici che Cheney trova un’insospettabile alleata.

“Potremo avere avuto divergenze su molto altro", scrive,"ma Nancy Pelosi ed io siamo d’accordo su ciò che conta più di tutto: la difesa della nostra Costituzione e la salvaguardia della nostra repubblica”.

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