L'elezione a sindaco di New York del socialista Zohran Mamdani continua a generare fiumi di editoriali e commenti sui principali media Usa e stranieri. Il leit motiv dominante tra gli opinionisti - con qualche distinguo su cosa possa significare il trionfo alle urne di un candidato dem così "estremista" - è che la vittoria dell'outsider 34enne che a inizio 2024 si attestava all'1 per cento del gradimento nei sondaggi rappresenti l'alba di una nuova era per il partito dell'asinello. A frenare gli entusiasmi è però l'editorialista Ross Douthat del New York Times (dettaglio non da poco considerato che il quotidiano è la bibbia liberal degli Stati Uniti), il quale nella sua nuova puntata del podcast "Interesting Times" sostiene che la vittoria di Mamdani sia meno significativa di quanto si possa immaginare.
Douthat dichiara di essere scettico rispetto a chi in queste ore prevede che il nuovo primo cittadino della Grande Mela rivoluzionerà il partito democratico offrendosi come nemesi di Trump. In parte, spiega l'editorialista, ciò è dovuto al fatto che i media, incentrati su New York, tendono ad enfatizzare la politica del sindaco della metropoli oltre il suo reale significato. E questo anche perché tale figura tende ad essere un trampolino di lancio politico che non porta da nessuna parte, afferma Douthat.
Rudy Giuliani e Michael Bloomberg sono solo alcuni esempi di politici acclamati come influencer politici a livello nazionale ma che hanno faticato a lasciare una traccia oltre i confini della città dalle mille luci. L'editorialista del quotidiano di New York invita a riflettere su una spiazzante considerazione: considerando che Mamdani è stato eletto sindaco di una città di sinistra, "immaginare che questo lo renda un modello di come il partito democratico dovrebbe competere a livello nazionale è un po' come immaginare che un repubblicano di estrema destra eletto in Alabama o nell'Idaho possa offrire un modello di come i repubblicani dovrebbero competere negli swing states".
Douthat ammette che nel migliore degli scenari Mamdani potrebbe ritrovarsi ad essere eletto governatore o senatore diventando un punto di riferimento della sinistra, se non il leader del partito dell'asinello. Sempre che riesca ad amministrare con successo una città difficile come New York. Per l'editorialista l'esito più probabile è però che l'elezione a sindaco della Grande Mela confermi di essere più l'apice di una carriera che l'inizio di un'ascesa politica a livello nazionale.
Ridimensionata la vittoria di Mamdani, c'è però chi tra i repubblicani lancia l'allarme. Il primo è stato l'eminenza grigia Steve Bannon che in un'intervista a Politico ha dichiarato che le vittorie dem di martedi - oltre che a New York, in Virginia, New Jersey e California - dovrebbero essere una sveglia per il movimento nazionalista popolare guidato da Donald Trump. L'ex stratega del tycoon sottolinea che il socialista Mamdani ha vinto proprio seguendo il modello Trump.
Sempre ai reporter di Politico, un "alleato" della Casa Bianca ha commentato i risultati favorevoli ai dem ammettendo che il presidente non è abbastanza concentrato sulle priorità che importano davvero agli elettori. "Hai vinto promettendo un abbassamento dei costi e mettendo più soldi nelle tasche dei cittadini ma la gente sente che non è così", ha affermato l'insider aggiungendo che questo "è lo stesso problema che aveva Biden".
La fonte di Politico prosegue sostenendo che Trump non parla da mesi del costo della vita. E adesso tale tema potrebbe tornare centrale nel dibattito politico americano. Di qui sino alle elezioni di midterm, se non sino al 2028.