La lotta tra il presidente e i pasdaran ritarda l'attacco a Israele

Dietro il ritardo nella rappresaglia contro Israele ci sarebbe lo scontro tra Masoud Pezeshkian, il neopresidente iraniano moderato, e i Guardiani della Rivoluzione decisi a usare la forza per vendicare l'uccisione del leader politico di Hamas

La lotta tra il presidente e i pasdaran ritarda l'attacco a Israele
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Tarda a materializzarsi la vendetta iraniana. La risposta all’uccisione avvenuta il 31 luglio del capo politico di Hamas era stata data per imminente dalle autorità della Repubblica islamica sin dal momento in cui era apparsa chiara la paternità del blitz eseguito da Tel Aviv a Teheran. Tanto più che tale operazione era stata preceduta dalla neutralizzazione a Beirut di un altro nemico dello Stato ebraico, il numero due di Hezbollah. In queste ore ci si interroga dunque su quali possano essere le ragioni dietro al ritardo della rappresaglia e non sorprende che in Iran comincino a farsi strada con insistenza voci di scontri di potere ai massimi livelli.

Protagonisti del braccio di ferro, riporta il Daily Telegraph, sarebbero il presidente Masoud Pezeshkian e i Guardiani della Rivoluzione, la più potente organizzazione di sicurezza del Paese mediorientale. In una curiosa e forse non casuale coincidenza, il neopresidente, esponente dell’ala moderata che alle recenti elezioni ha prevalso su figure più estremiste, è entrato in carica il giorno prima dell’uccisione del leader di Hamas. Nonostante il tempismo dell’attacco sia in parte apparso come un tentativo di Israele di metterlo in difficoltà, sarebbe proprio Pezeshkian a premere per una risposta contenuta alle mosse di Tel Aviv.

Secondo le ultime ricostruzioni il presidente iraniano sarebbe contrario ad una risposta militare diretta contro lo Stato ebraico sulla falsariga di quella dello scorso aprile quando il regime degli ayatollah reagì all’uccisione di un importante membro delle Guardie della Rivoluzione a Damasco lanciando centinaia di droni e missili contro il territorio dello storico nemico. Un attacco dimostratosi inefficace grazie al supporto di Stati Uniti e di altri Paesi nella regione più o meno alleati di Israele. Sul fronte opposto i pasdaran vorrebbero invece ripetere questo copione per colpire le principali città israeliane con una massiccia potenza di fuoco.

Sebbene i piani dei Guardiani della Rivoluzione si concentrerebbero solo su obiettivi militari per ridurre al minimo il rischio di vittime tra i civili, Pezeshkian riterrebbe che bombardamenti diretti contro lo Stato ebraico possano comunque condurre ad una pericolosa escalation. “L’ultima volta siamo stati fortunati a non essere arrivati ad una guerra totale con Israele”, queste le parole del presidente neoeletto confidate alla stampa da un suo consigliere.

Per evitare uno scontro dalle conseguenze imprevedibili Pezeshkian preferirebbe piuttosto fornire armi più sofisticate ad Hezbollah e colpire le basi segrete di Tel Aviv nella regione. Il precedente è quello del blitz lo scorso gennaio durante il quale Teheran ha distrutto una struttura del Mossad nel Kurdistan iracheno. Una soluzione che però non avrebbe convinto i pasdaran, interessati, riferiscono fonti consultate dal Daily Telegraph, più a indebolire il presidente dell'Iran che a vendicare davvero l’uccisione di Haniyeh. C’è chi inoltre accusa che la falla nella sicurezza del capo di Hamas sia stata una mossa intenzionale, di fatto un inside job, volta a mettere con le spalle al muro l’esponente moderato iraniano e trascinare il Paese in una guerra dagli esiti imprevedibili.

A fare da sfondo ai pericolosi giochi di potere in corso a Teheran rimane la figura dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema che avrà l'ultima parola sulla linea da adottare nei confronti di Israele. Le sue recenti incendiarie prese di posizione lasciano trapelare la preferenza per la linea dura ma il ritardo nell’esecuzione della ritorsione contro lo Stato ebraico sembra lasciar intendere che una decisione finale non sia ancora stata presa.

Ecco dunque che in queste ore di angosciante attesa per Tel Aviv cercano di guadagnare spazio i sostenitori della linea più oltranzista. Un membro del team che si occupa dei negoziati sul programma nucleare iraniano ha infatti minacciato la distruzione delle basi americane in Medio Oriente qualora gli Stati Uniti dovessero unirsi ad un attacco israeliano contro Teheran mentre i pasdaran annunciano l’aggiunta al loro arsenale di droni e missili antinave dotati di testate in grado di sfuggire ai radar nemici.

Come spesso accade quando sale la tensione, torna poi in primo piano il programma atomico iraniano.

Il Wall Steet Journal rivela che a luglio il Congresso Usa è stato informato dal direttore della National Intelligence di attività di ricerca condotte dall’Iran le quali porrebbero la Repubblica islamica in una posizione migliore per l'eventuale produzione di armi nucleari, qualora il regime stabilisse di voler muovere in tale direzione. Anche su questo dossier si deciderà il vincitore dello scontro di potere tra Pezeshkian e i Guardiani della Rivoluzione.

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