
"In Cina stanno accadendo cose davvero strane! Stanno diventando molto ostili e inviano lettere a Paesi di tutto il mondo, affermando di voler imporre controlli sulle esportazioni su ogni singolo elemento di produzione che abbia a che fare con le Terre Rare, e praticamente su qualsiasi altra cosa gli venga in mente, anche se non è fabbricata in Cina". Con queste parole, in un post su Truth, Donald Trump denuncia quella che definisce una mossa “senza precedenti” da parte di Pechino.
Negli ultimi giorni, il Ministero del Commercio cinese ha introdotto una stretta sui controlli all’export di terre rare e tecnologie correlate, estendendo il raggio d’azione delle restrizioni. In precedenza, le limitazioni cinesi riguardavano già l’esportazione di questi materiali strategici; oggi però Pechino ha aggiunto nuove voci e regolamentazioni, imponendo licenze per l’esportazione di macchinari di estrazione, raffinazione, riciclo e magneti a base di terre rare.
Una novità importante è che le nuove regole includono anche beni prodotti all’estero che contengano componenti o materiali di origine cinese, nonché prodotti realizzati usando tecnologie cinesi. Secondo quanto riferito dalle autorità di Pechino, le licenze saranno negate per applicazioni militari e tecnologiche sensibili, come nel settore dei semiconduttori, e le richieste verranno valutate caso per caso. I produttori esteri che utilizzano componenti o tecnologie cinesi legate alle terre rare dovranno dunque ottenere l’approvazione del governo cinese per esportare.
L’obiettivo strategico appare chiaro: la Cina punta a consolidare la propria supremazia nella catena del valore delle terre rare e a guadagnare margini di pressione nelle negoziazioni commerciali globali. Gli effetti si sono già fatti sentire, con rallentamenti nella produzione automobilistica internazionale e difficoltà nell’approvvigionamento di magneti e componenti critici. Le nuove regole entreranno ufficialmente in vigore il 1° dicembre 2025.
Le affermazioni di Trump ricalcano una lettura ormai diffusa negli Stati Uniti: che Pechino stia usando le terre rare come strumento di pressione geopolitica. L’ex presidente minaccia un massiccio aumento dei dazi contro i prodotti cinesi qualora la Cina prosegua su questa linea. Il contesto resta teso anche per precedenti mosse protezionistiche: nell’aprile scorso, le restrizioni cinesi avevano già provocato carenze globali di magneti e materie prime strategiche.
Da parte americana, le contromisure allo studio non si limitano ai dazi: Washington sta lavorando per rafforzare i legami con l’Europa e con altri Paesi produttori di terre rare, nel tentativo di diversificare le catene di approvvigionamento. In Europa, la decisione di Pechino ha suscitato forte preoccupazione per la dipendenza strategica dalle materie prime critiche, spingendo Bruxelles a valutare politiche industriali più aggressive e misure per incentivare la produzione interna.
Gli analisti vedono in questa escalation una possibile manovra preparatoria in
vista del prossimo incontro tra Trump e Xi Jinping, previsto nei prossimi giorni. Il confronto, che si preannuncia delicato, potrebbe segnare una nuova fase delle relazioni economiche tra le due potenze.