Politica estera

L'Europa e l'incubo di una guerra contro la Russia senza gli Usa: cosa può accadere

Politico esamina la possibilità che l'Europa affronti una guerra contro la Russia senza il sostegno degli americani. Le preoccupazioni degli esperti

L'Europa e l'incubo di una guerra contro la Russia senza gli Usa: cosa può accadere

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L'Europa e l'incubo di una guerra contro la Russia senza gli Usa: cosa può accadere

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E adesso che la vittoria di Donald Trump sembra più vicina cosa potrebbe cambiare per l’Europa se a novembre il tycoon dovesse davvero battere Joe Biden? Per la sicurezza del Vecchio Continente alle prese con il conflitto tra Ucraina e Russia si aprirebbero a quel punto scenari inquietanti. Non è possibile, infatti, sottostimare le ripercussioni dell’eventuale ritorno alla Casa Bianca di un presidente isolazionista che ha dichiarato in passato di non voler correre in soccorso degli storici alleati in caso di attacco da parte di Mosca paventando addirittura un possibile ritiro degli Stati Uniti dalla Nato. Una prospettiva presa in considerazione da Politico che, immaginando un conflitto con i russi, si interroga su quanto sia pronta l’Europa ad affrontare Vladimir Putin senza l’aiuto di Washington.

Come comincia la guerra

È il 2027. Trump è al potere e la guerra di trincea in Ucraina continua. Il supporto occidentale però è agli sgoccioli e la Cina ha deciso di risolvere una volta per tutte la questione di Taiwan. Il miliardario Usa ha già spostato la gran parte dei suoi militari nell’Indo-Pacifico in funzione anticinese e ha comunicato a Putin che non interverrà in caso di un’aggressione contro una delle nazioni baltiche. È questo il momento che lo zar aspettava per agire.

Nella simulazione immaginata da Politico i primi missili colpiscono la base aerea di Ämari in Estonia. Centinaia di migliaia di truppe russe fanno il loro ingresso nella regione orientale di quel Paese con l’obiettivo di “proteggere” la minoranza russofona lì presente. I militari Nato dislocati in loco e i soldati estoni vengono sopraffatti. L’ombrello nucleare russo viene esteso ai territori “restituiti alla madrepatria” secondo la propaganda del Cremlino. L’Europa si trova a questo punto davanti ad un bivio: l’occupazione di una parte dell’Estonia è sufficiente per scatenare la reazione prevista dall’articolo 5 della Nato e una guerra potenzialmente nucleare contro Mosca? Oppure conviene restare inerti rispetto all’aggressione di Putin?

Le carenze europee

Lo scenario analizzato da Politico non fornisce risposte ma raccoglie dubbi e domande sulle capacità di reazione europee. La probabilità di un conflitto è reale - lo ricordano le quasi quotidiane dichiarazioni di politici e commentatori - e al momento l’Europa è vulnerabile. Come spiega Benjamin Tallis, esperto del think tank Dgap, "gli europei non solo non sono preparati per la guerra ma non si stanno neanche preparando” per tale eventualità. Circostanza confermata da Daniel Fried, ex ambasciatore americano in Polonia, per il quale il Vecchio Continente “non ha la capacità di difendersi” e di proteggere i Paesi baltici senza gli Usa.

Secondo il generale capo della Difesa norvegese, Eirik Kristoffersen “c’è una finestra temporale al massimo di tre anni durante i quali dobbiamo investire ancora di più nel settore della difesa”. Putin adesso conta su 3,3 milioni di uomini, di cui oltre 600mila unità impegnate contro l’Ucraina. Gli americani hanno circa 100mila soldati stazionati in Europa, un terzo nella sola Germania. Con l’abbandono della leva obbligatoria tra il 1989 e il 2022, il personale militare europeo è sceso dai 3,4 milioni di uomini a 1,3 milioni e si segnalano criticità nel reclutamento in Bulgaria, Francia, Germania, Polonia, Regno Unito, Romania e Spagna.

Inoltre, a livello numerico, ma non nella qualità, la Russia supera l’Europa in carri armati, artiglieria e aerei destinando il 4,4% del Pil in spese militari. Dal 2006 i Paesi Nato hanno sottoscritto l’impegno a raggiungere l’obiettivo di spesa del 2% del Pil per la difesa ma solo 11 nazioni su 31 hanno raggiunto il target promesso. Per gli analisti la fine della Pax Americana richiederebbe agli europei uno sforzo della durata compresa tra i cinque e i dieci anni per sviluppare una forza militare e una base industriale in grado di contrastare la potenza russa. Tempo che però potremmo non avere.

In attesa che l’Europa trovi il modo per accelerare la produzione bellica si sta aprendo un dibattito sulla possibilità che Francia e Regno Unito, le uniche due potenze dotate di armi atomiche, estendano il loro ombrello nucleare ai loro vicini in caso di ritiro degli Usa. La Polonia, uno dei Paesi più a rischio di attacco da parte dei russi, sta poi valutando l’idea di dotarsi di armi nucleari ritenendo che Mosca non avrebbe mai aggredito Kiev se l’Ucraina avesse conservato il suo arsenale.

Insomma, a prescindere dall’esito delle elezioni presidenziali americane, l’Europa sembra avere già accettato che i tempi d’oro dell’alleanza transatlantica siano ormai alle spalle.

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