
L’Iran a lezione dal nemico. Si potrebbe riassume così quanto scoperto dai giornalisti della Reuters, i quali a dicembre scorso hanno ritrovato all’interno dell'ambasciata iraniana a Damasco alcuni documenti segreti che mostrano come Teheran intendesse accrescere la sua influenza nella Siria al tempo di Bashar al-Assad, seguendo l’esempio del Piano Marshall realizzato dagli Stati Uniti in Europa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Nei file visionati e analizzati dall’agenzia britannica contenuti in uno studio ufficiale di Teheran di 33 pagine, il progetto che rilanciò la ricostruzione e la crescita nel Vecchio Continente viene menzionato più volte. In particolare, nel documento redatto nel 2022, si legge che l’iniziativa di Washington rese l’Europa “dipendente dall’America” e creò una “dipendenza economica, politica e socio-culturale".
Lo studio conferma dunque che Teheran intendeva realizzare un’impresa simile in Medio Oriente ricostruendo la Siria devastata da oltre un decennio di guerra civile. L’uomo incaricato di eseguire il piano economico iraniano era Abbas Akbari, manager delle costruzioni proveniente dal corpo delle Guardie Rivoluzionarie. È il suo team, di cui fanno parte anche compagni militari di Akbari, a redigere lo studio che cita il Piano Marshall.
“Un’opportunità da 400 miliardi di dollari”. È così che gli esperti iraniani consideravano la Siria coltivando la speranza di trasformare il Paese in un “redditizio Stato satellite”. Il loro progetto è andato in frantumi a fine anno scorso dopo la rapida avanzata dei ribelli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham che ha portato alla fuga in Russia di Assad. Nell’avamposto diplomatico del regime degli ayatollah, la Reuters ha inoltre ritrovato anche una serie di documenti che svelano le difficoltà incontrate dagli investitori dell’Iran nel Paese mediorientale. Prove confermate da indagini e interviste rilasciate da uomini d’affari siriani e iraniani.
Gli investimenti degli uomini di Teheran sono stati ostacolati da attacchi terroristici, corruzione locale, sanzioni internazionali e bombardamenti occidentali. Nei file segreti dell’ambasciata vengono menzionati una quarantina di progetti. Tra questi: una centrale elettrica da oltre 400 milioni di dollari a Latakia, un progetto di estrazione petrolifera nel deserto della Siria orientale e un ponte ferroviario sull’Eufrate da 26 milioni di dollari costuito da un’organizzazione benefica legata alla Guida Suprema Ali Khamenei. Tutte opere inutilizzate o andate distrutte.
Tali progetti rappresentano solo una minima parte degli investimenti complessivi realizzati in Siria dalla Repubblica Islamica. Secondo stime fatte da ex parlamentari iraniani, il debito totale accumulato dal regime di Assad nei confronti dell’Iran supererebbe i 30 miliardi di dollari. A dicembre il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei ha dichiarato che Teheran si aspetta che la nuova leadership siriana onori gli impegni economici assunti in precedenza.
Gli appelli delle autorità iraniane si scontrano però con una realtà ben diversa. Infatti, il nuovo presidente Ahmed al-Sharaa ha fatto sapere che “il popolo siriano ha una ferita causata dall’Iran e noi abbiamo bisogno di molto tempo per guarire”. Il riferimento è a decenni di sforzi non solo economici ma anche militari profusi dal regime degli ayatollah a favore delle forze dell'ex dittatore di Damasco.
Alla luce dei risultati ottenuti e come sottolinea la Reuters, più che un Piano Marshall, la Repubblica Islamica ha ottenuto una debacle simile a quella americana in Iraq e Afghanistan. Un esito che a partire dall'ottobre del 2023 è stato aggravato dal ridimensionamento di tutti i principali alleati dell'Iran nella regione ad opera soprattutto di Israele.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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