
A cosa si deve il repentino cambio di strategia di Trump sui dazi all'Unione europea, con l'annuncio, a sorpresa, di introdurli al 50% a partire dal 1° giugno? Oltre a una mal celata antipatia nei confronti del Vecchio Continente, contro cui ormai da tempo il presidente scaglie varie stoccate (la questione dei finanziamenti alla Nato da aumentare è solo la punta dell'iceberg), secondo il Wall Street Journal ci sarebbe una forte irritazione per la lentezza dei negoziati con l'Ue. Mentre con il Canada, il Messico e in parte persino con la Cina i problemi sono stati appianati abbastanza velocemente, con l'Europa è diverso. E a Trump questo non va per nulla a genio.
Il Wsj, che cita fonti vicine ai colloqui, scrive che i consiglieri di Trump avrebbero espresso privatamente il loro nervosismo ai funzionari europei per il fatto che le diverse priorità commerciali dei paesi membri dell’Ue abbiano rallentato le trattative. Gli stessi consiglieri si sarebbero inoltre lamentati di un approccio ai negoziati ritenuto troppo cauto e, ancor peggio, della riluttanza dell’Ue a presentare offerte concrete che tengano conto delle preoccupazioni degli Stati Uniti. Insomma, l'Europa cincischierebbe troppo, a detta gegli Stati Uniti.
Tra le proposte attese dagli Usa, le tariffe per i servizi di streaming, l’Iva, le normative automobilistiche e le multe imposte alle aziende statunitensi nei casi antitrust, sempre secondo quanto riferito dalle fonti al Wall Street Journal.
Sono a questo momento, inoltre, gli Stati Uniti non hanno avuto l’impegno dei leader europei a imporre nuovi dazi sulle industrie cinesi, una priorità per i funzionari dell’amministrazione Trump che stanno spingendo per aumentare la pressione commerciale su Pechino.