
È fuori dubbio che l'Ucraina la guerra non la può vincere. Ma è altrettanto vero che neppure la Russia può vincerla a un costo accettabile, sia economico sia di perdite umane. A questo punto la pace conviene a entrambi e oggi nello Studio Ovale della Casa Bianca, quartier generale dell'Occidente, si proverà a trovare una quadra che permetta a tutti gli attori di questa sciagurata storia di dire, se non di aver vinto, almeno di non aver perso.
L'impresa non è facile e Donald Trump si gioca buona parte del credito acquisito con lo straordinario successo elettorale di quasi un anno fa. Se dopo aver concesso a Putin la piena riabilitazione internazionale trattandolo da statista di rango al vertice in Alaska non dovesse riuscire a mettere a terra un accordo accettabile per l'Ucraina e l'Europa, beh la sua autorevolezza ne uscirebbe certamente ridimensionata. Viceversa, l'America riprenderebbe quel ruolo che la Storia le ha assegnato dalla Seconda guerra mondiale in poi di arbitro e soprattutto custode dei valori occidentali. E se così fosse, si confermerebbe azzeccata la linea del governo italiano, che in Europa è stato quello che più di tutti ha tenuto la barra dritta: pace sì, resa no e per arrivarci l'unica strada possibile, fuori di retorica, è stare al fianco dell'America facendo il possibile per farle capire che gli interessi di noi europei sulla questione non possono essere ignorati, né tanto meno calpestati.
È stata una scommessa, di più non era oggettivamente possibile fare checché ne dicano e strillino dall'opposizione. Oggi Giorgia Meloni sarà lì nella sala dove tutto sarà deciso nel giro di poche ore e, lo diciamo senza alcuna piaggeria bensì per tabulas, non certo come comparsa. Un politico è ben conscio che le partite che lo attendono si possono vincere o perdere, l'importante è averle giocate fino in fondo, essere stati in campo con impegno e coerenza.
In questo caso, comunque vada, il nostro governo non ha nulla di cui pentirsi, nulla da recriminare, avendo agito peraltro in piena sintonia con il capo dello Stato Sergio Mattarella, che per aver detto la verità su questa guerra è finito nella lista nera del Cremlino. Non resta che incrociare le dita e augurarsi che l'America continui a fare l'America.