Flotilla alza il tiro: no all'intesa. Diffida il governo e sfida Israele

Prove di martirio dei naviganti che fanno rotta su Gaza: "Romperemo l'assedio". Rifiutata la mediazione della Chiesa e l'ipotesi di consegnare gli aiuti tramite Cipro

Flotilla alza il tiro: no all'intesa. Diffida il governo e sfida Israele
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Cade la maschera della Flotilla, il no alla mediazione italiana di fatto è la prova generale di un tentativo di martirio a favore di telecamere. Altro che consegna di viveri. Le 50 navi rifiutano la proposta pensata da Roma di scaricare gli aiuti per Gaza a Cipro, per poi farli giungere a destinazione tramite il cardinale Pierbattista Pizzaballa. La delegazione italiana del Movimento Globale a Gaza, a nome del Comitato direttivo della Global Sumud Flotilla, si giustifica dicendo che la missione "rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l'assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica, qualsiasi attacco o ostruzione alla missione costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale". Ma la sensazione è che la toppa sia peggio del buco perché se l'obiettivo era la consegna di aiuti umanitari non si comprende perché il clan Flotilla non si fidi del Patriarcato di Gerusalemme.

L'Ambasciata d'Israele in Italia sostiene che non permetterà "alcuna violazione del legittimo blocco navale", mentre il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar scrive su X che il rifiuto della Flotilla alla proposta italiana dimostra che il loro vero scopo è "la provocazione e servire Hamas".

Sostegno alla flotta arriva dalla Spagna di Pedro Sanchez, già in clima elettorale, pronto ad inviare il pattugliatore di altura della Marina Furor dalla base di Cartagena. Troppo ghiotta l'occasione per il premier spagnolo di mettersi al centro dell'attenzione e "realizzare operazioni di soccorso". In sostanza farà campagna elettorale in quelle acque del Mediterraneo orientale.

Il tutto mentre il Patriarcato latino di Gerusalemme "ha le mani legate", fanno sapere fonti interne, dal momento che se la Flotilla dovesse andar avanti per la propria strada il Patriarcato nulla potrebbe senza un nulla osta di Israele. In sostanza si torna al punto di partenza, con la tesi espressa da Giorgia Meloni sull'irresponsabilità di chi muove le vele delle 50 barche in un folle intreccio con il riconoscimento della Palestina. Sul punto ha parlato Sharren Haskel, viceministra degli Esteri israeliana, secondo cui il primo ministro italiano e l'attuale governo sono molto più realistici sul riconoscimento dello stato palestinese di Macron che "ha guidato, celebrato e spinto questo processo, in alcuni casi persino corrompendo altri Paesi per ottenere questa dichiarazione".

A fine serata ancora il ministro israeliano Gideon Saar si dice "pronto a impegnarsi in qualsiasi accordo costruttivo per il trasferimento degli aiuti bordo della Flotilla in modo legale e pacifico", come ad esempio la possibilità di scaricare gli aiuti ad Ashkelon, a pochi minuti da Gaza, o nei porti di Cipro, Grecia o Creta, ma senza ottenere un sì dalla flottiglia, in cui sarebbero presenti almeno sette alti funzionari che hanno legami con Hamas, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e Hezbollah, ha spiegato Ziv Hava, co-fondatore di Inteleye, azienda israeliana di analisi dati. Al contempo Israele non permetterà la violazione di un legittimo blocco navale.

Il rifiuto al tentativo di accordo "è un danno per la popolazione palestinese che in questo momento ha bisogno di essere aiutata e non strumentalizzata, come sta avvenendo da parte della Flotilla", commenta il deputato di FdI Giangiacomo Calovini, capogruppo in commissione Affari esteri.

Ma dalla carovana replicano: "Continuiamo a chiedere al Governo una risposta netta, severa e seria, in linea con il diritto internazionale". Nkosi Zwelivelile Mandela, nipote del leader sudafricano Nelson, presente nella Global Sumud Flotilla, annuncia che "non fermeremo i nostri sforzi fino a che non si ferma il genocidio". Teatro puro.

E c'è chi addirittura diffida il governo italiano invitandolo a "inviare immediatamente comunicazioni diplomatiche formali e pubbliche al governo

israeliano, sollecitando la non interferenza con le navi della Global Sumud Flotilla, e la protezione delle imbarcazioni, del loro carico di aiuti umanitari, e dei passeggeri". Cala la maschera della Flotilla. E cala il sipario.

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