
Un'Estate da Re o da Zar? Il concerto del direttore d'orchestra russo Valery Gergiev al festival organizzato nella Reggia di Caserta stona già prima che la musica cominci. Tutto a causa dei rapporti tra Gergiev e il presidente russo Vladimir Putin. Una relazione pericolosa, sottolineata da Europa Radicale, che già giovedì scorso aveva lanciato un appello per l'annullamento dell'evento, definito una «infamia filo-putiniana». E l'amicizia tra Gergiev e Putin è stata poi rimarcata, sulle pagine di Repubblica, anche da Yulia Navalnaya, moglie di Alexei Navalny, scomparso a febbraio dello scorso anno. Per la vedova del dissidente, l'invito a Caserta del musicista è «un regalo al dittatore», poiché lo stesso Gergiev non solo non avrebbe mai criticato le scelte di politica estera di Putin, ma addirittura sarebbe «complice e fiancheggiatore» del presidente russo.
E dopo la presa di posizione della vedova di Navalny e le adesioni all'appello di Europa Radicale, tra gli altri, del leader di Azione Carlo Calenda e del senatore Pd Filippo Sensi, le reazioni della politica si moltiplicano, spesso su posizioni diverse. Tra chi si schiera con la donna c'è il ministro della cultura, Alessandro Giuli. Che, dopo aver ricordato che l'evento è stato «voluto, promosso e pagato dalla Regione Campania», e che la Reggia di Caserta è «autonoma nella scelta di quali eventi ospitare, come tutti gli istituti autonomi del ministero della Cultura», affonda il colpo. Pur dicendosi contrario alla censura, dichiara che «il concerto dell'amico e consigliere di Putin, Valery Gergiev, rischia di far passare un messaggio sbagliato». L'evento, anche se di «livello alto» potrebbe insomma trasformarsi «nella cassa di risonanza della propaganda russa», e questo, conclude Giuli, «per me sarebbe deplorevole».
«Non intendiamo accettare logiche di preclusione o di interruzione del dialogo, perché questo non aiuta la pace. Questo serve soltanto ad alimentare i fiumi dell'odio e allontana dalla pace», replica invece il Governatore campano Vincenzo De Luca, che da «padrone di casa» dell'evento contestato prova a fare da pompiere, anche se con la solita verve incendiaria. «I meno titolati a parlare ringhia l'ex sindaco-sceriffo di Salerno - sono quelli che non dicono una parola nei confronti del genocidio di bambini a Gaza e fanno finta di preoccuparsi di altre cose e di altri personaggi che fanno parte del mondo della cultura, dell'arte e che non hanno nelle loro mani decisioni politiche». Ma contro di lui si alza la voce dell'Eurodeputata Pd Pina Picierno, che già a inizio mese aveva chiesto a De Luca di non finanziarie un fiancheggiatore di Putin.
Una mano a De Luca arriva, a sorpresa, dal vicesegretario della Lega ed eurodeputato Roberto Vannacci, che nel caso Gergiev vede il segno di una società che «ha perso il senso della misura» e che attacca il direttore d'orchestra per il suo «essere russo e non aver rinnegato pubblicamente Putin».
Il caso, per Vannacci, sarebbe il «simbolo di un'Europa che, nel tentativo di combattere l'autoritarismo altrui, ha finito per sviluppare un suo particolare tipo di autoritarismo: quello del pensiero unico mascherato da democrazia».