Politica internazionale

Migranti, Meloni teme l'Egitto. Aiuti per evitare la crisi di Gaza

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi attende i suoi ospiti per la sospirata cena, ma Giorgia Meloni si sofferma qualche minuto per fare il punto su una giornata che per il governo italiano ha una duplice valenza

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Mancano pochi minuti al tramonto che sancisce la fine del digiuno imposto dal Ramadan e nel grande salone a piano terra del Palazzo presidenziale di el-Orouba si sono appena concluse le dichiarazioni che sanciscono il via libera al nuovo partenariato strategico e globale tra Ue e Egitto. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi attende i suoi ospiti per la sospirata cena, ma Giorgia Meloni si sofferma qualche minuto per fare il punto su una giornata che per il governo italiano ha una duplice valenza.

C'è il fronte internazionale, quello che ha spinto Bruxelles a stringere come mai prima le relazioni con l'Egitto, crocevia fondamentale per posizione geopolitica e per dimensioni demografiche dell'area mediorientale, lacerata dal conflitto tra Israele e Gaza e dagli attacchi degli Houthi, i miliziani filosciiti dello Yemen, nel Canale di Suez. È questa, infatti, la principale ragione che - nonostante i dubbi di una parte del Parlamento Ue - ha spinto la diplomazia europea, sostenuta se non sollecitata dalla benedizione di Washington (che si è molto adoperata per sbloccare i prestiti del Fmi). Ma c'è pure il fronte interno, quello di un'emergenza migratoria che preoccupa sì tutta l'Europa ma colpisce come Paese di primo approdo soprattutto l'Italia. Un dossier strettamente legato al Piano Mattei (ieri tra Roma e Il Cairo sono stati firmati oltre dieci memorandum). E poi, ovviamente, resta sempre sullo sfondo la tragica vicenda di Giulio Regeni, il ricercatore friulano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel gennaio del 2016. Per altro, proprio oggi a Roma è in programma un'udienza del processo in contumacia ai quattro 007 egiziani che godono della protezione del governo di al-Sisi.

È da qui che parte Meloni, spiegando che «l'Italia pone tendenzialmente sempre questa questione» e continuerà a «tentare di ottenere qualcosa di più» per «andare avanti sul fronte della verità e della giustizia». Poi, aggiunge, «c'è un procedimento giudiziario ed è giusto il lavoro che sta facendo la magistratura». Insomma, Palazzo Chigi ha ben chiaro quanto il tema sia importante. Ma - forse è questo il non detto - anche la realpolitik ha necessariamente il suo peso. E soprattutto in un momento come questo e con l'importanza che ha oggi l'Egitto per gli equilibri geopolitici globali, è difficile non considerare le conseguenze di nuove frizioni tra Roma e Il Cairo. D'altra parte, non è affatto un caso che nei saloni di el-Orouba - una fusione di architettura persiana, islamica e neo-classica - ieri fosse presente la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, accompagnata da ben cinque capi di Stato e di governo dell'Unione (Austria, Belgio, Cipro, Grecia e Italia).

I timori sulla tenuta dell'Egitto agitano infatti le diplomazie occidentali. La crisi economica che attanaglia il Paese viene da lontano, prima con il Covid e poi con l'aggressione della Russia in Ucraina (i due principali importatori di grano per Il Cairo). E dal 2023 c'è stato un aumento vertiginoso dell'inflazione con una gigantesca svalutazione, tanto che Bloomberg ha classificato l'Egitto come il secondo paese con maggiori possibilità di default sui prestiti dopo Kiev. Senza considerare che l'Egitto confina con la Striscia di Gaza per dodici chilometri e che dal varco di Rafah potrebbero riversarsi nel Paese centinaia di migliaia di profughi. La crisi in corso a Gaza, dice la premier in apertura del mini-summit egiziano, «è in cima alle nostre preoccupazioni». E ancora: «Siamo di fronte a una situazione internazionale molto complessa» e l'Italia «sostiene gli sforzi di Egitto e altri Paesi» dell'area per «giungere a una tregua e garantire gli aiuti umanitari». Poi Meloni auspica una «alleanza internazionale per la lotta contro i trafficanti di esseri umani» e rivendica l'importanza del pacchetto di aiuti europei all'Egitto che - tra prestiti e sovvenzioni - arriverà a 7,4 miliardi di qui al 2027.

Infine, la replica alle critiche della segretaria del Pd, Elly Schlein, sull'opportunità della missione egiziana. «Per lei - dice - è una vergogna che mezza Europa venga in Egitto per cercare di fermare l'immigrazione irregolare, ma se avessi voluto realizzare il programma del Pd mi sarei candidata col Pd».

«Sono lusingata che Meloni non la pensi come il Pd, perché noi non faremmo mai accordi con regimi come quello egiziano che sta coprendo l'assassinio di Regeni», controreplica la segretaria dem.

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