Politica internazionale

Frontiere più sicure: il piano di Varsavia sui migranti

Il premier polacco, nell'immediata vigilia del Consiglio Europeo, è tornato a parlare di immigrazione e a ribadire il proprio No ai ricollocamenti: "Serve potenziare Frontex"

Frontiere più sicure: il piano di Varsavia sui migranti

Ascolta ora: "Frontiere più sicure: il piano di Varsavia sui migranti"

Frontiere più sicure: il piano di Varsavia sui migranti

00:00 / 00:00
100 %
Tabella dei contenuti

Polonia e Ungheria sono stati i due Paesi che il 9 giugno scorso hanno votato contro il nuovo piano sulla gestione dell'immigrazione e delle richieste di asilo. La contrarietà è stata espressa da Varsavia in relazione soprattutto al principio della solidarietà obbligatoria, il quale non prevede ricollocamenti obbligatori ma stanziamenti per ogni migrante non preso in carico dalla mancata redistribuzione. Oggi il premier polacco è tornato sull'argomento.

Mateusz Morawiecki, capo dell'esecutivo di Varsavia, ha annunciato infatti di voler presentare al Consiglio europeo, la cui riunione iniziale si tiene oggi, un nuovo piano con tre punti specifici. Ossia, potenziamento delle frontiere, potenziamento di Frontex, stanziamento di fondi per i Paesi confinanti con l'Ue.

Frontiere più sicure e lotta ai trafficanti

Il premier polacco ha affidato a Twitter una prima presentazione del suo piano. "In primo luogo - si legge in uno dei post pubblicati sul canale del governo di Varsavia - occorre investire nella protezione efficace delle frontiere esterne dell'Ue". Dunque, l'obiettivo primario del piano della Polonia riguarda un maggior controllo dei confini. Non si è fatto cenno alle barriere e ai muri che l'esecutivo polacco nei mesi scorsi ha detto di aver iniziato a costruire lungo le frontiere con la Bielorussia e con l'enclave russa di Kaliningrad. Ma è evidente l'intenzione di Morawiecki di includere anche i muri nella strategia di potenziamento delle barriere.

"In secondo luogo - si legge ancora su Twitter - Frontex deve essere riformato per combattere efficacemente i trafficanti di esseri umani". Un punto quest'ultimo in linea con diversi partiti conservatori europei. Anche il presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni, nelle settimane passate e subito dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi, ha più volte parlato della necessità di contrastare e smantellare le organizzazioni di trafficanti.

"In terzo luogo - ha proseguito Morawiecki - la Commissione Ue dovrebbe rivedere il bilancio perché vi siano più fondi per lo sviluppo dei Paesi confinanti con l'Ue". In poche parole, la Polonia sostiene la necessità di implementare i rapporti con i Paezi terzi per favorire uno sviluppo economico ed evitare in tal modo ulteriori aumenti delle partenze. Anche su questo punto, le posizioni di Varsavia e Roma sembrano quanto meno vicine.

Varsavia non vuole i ricollocamenti

Al fianco dell'elencazione dei tre punti che costituiscono la proposta della Polonia sull'immigrazione, il premier Morawiecki ha ribadito il proprio No alla redistribuzione dei migranti. Ed è qui che le posizioni di Varsavia e di molti Paesi dell'Ue, Italia compresa, divergono. "A nome di milioni di cittadini polacchi i cui interessi sono rappresentati dal nostro governo - si legge in un altro post su Twitter - porremo il veto al meccanismo di trasferimento forzato".

"Un'Europa di frontiere sicure è un'Europa senza delocalizzazioni forzate - ha proseguito il primo ministro - Certamente non accetteremo alcuna estorsione in merito all'ammissione di clandestini. In qualità di Primo Ministro, non accetterò violazioni dei nostri diritti e della nostra sovranità". Una posizione chiara quindi, difficilmente modificabile nell'arco di poche ore. Con Varsavia quindi pronta a far pesare la propria contrarietà a ogni riforma che prevede ricollocamenti oppure altre forme di solidarietà.

La priorità per la Polonia rimane una soltanto: controllare le frontiere ed evitare aumenti di ingressi irregolari.

"L'apertura delle frontiere - ha infatti ribadito il premier polacco - la mancanza di una loro effettiva protezione, l'esposizione degli europei al pericolo rappresenta un grande errore strategico".

Commenti