Politica internazionale

"Solo in 38": l'ipocrisia francese sui migranti

La minaccia francese di non farsi più carico di 3.500 migranti non ha alcun significato pratico, dal momento che Parigi aveva accolto in quattro mesi appena 38 persone da ricollocare

"Solo in 38": l'ipocrisia francese sui migranti

Parigi non vuole migranti, non vuole sbarchi e, soprattutto, sulla questione immigrazione vuol far capire a Roma chi è comanda in Europa. Per farlo, l'Eliseo non sembra aver voluto esitare un attimo nell'attuare la mai doma pratica della ritorsione politica.

Si può leggere in questa ottica la mossa annunciata ieri dal ministro dell'interno francese, Gerald Darmanin, di non voler più farsi carico di 3.500 migranti presenti in Italia e che Parigi ha promesso di accogliere nell'ambito di un accordo europeo siglato a giugno. Una risposta politica netta e piuttosto azzardata allo sbarco della nave Ocean Viking, dell'Ong Sos Mediterranée, nel porto francese di Tolone. Uno sbarco determinato dal rifiuto italiano di assegnare alla nave un porto sicuro.

Perché quella francese è una mera ritorsione

Vien da chiedersi, in primo luogo, se la decisione di Parigi possa o meno avere effetti sull'Italia. E la risposta è chiaramente no. I 3.500 migranti a cui ha fatto riferimento Darmanin sono quelli di cui, come detto, la Francia si è fatta carico dopo un accordo raggiunto in Europa.

L'accordo in questione è quello dello scorso giugno. In quell'occasione, è stato varato un piano per la redistribuzione dei migranti tra alcuni Paesi del Vecchio Continente. Rispetto alle intese precedenti (e costantemente disattese) sulla redistribuzione, è stata introdotta una novità: i governi non intenzionati a farsi volontariamente carico dei migranti, sono stati chiamati a contribuire economicamente alla gestione dell'accoglienza.

È per questo che il commissario europeo Ylva Johansson, ha a suo tempo parlato di “svolta storica”. Da subito è apparso però ben evidente che quell'accordo, seppur diverso dai precedenti, di storico aveva poco o nulla. Ad ogni modo, la Francia si è schierata tra i Paesi che hanno dato disponibilità ad accogliere una quota di migranti sbarcati in Italia. Una quota per l'appunto corrispondente a 3.500 persone da indirizzare verso la frontiera francese.

Di queste però, da giugno a oggi, Parigi ne ha prese in carico appena 38. La cifra l'ha fornita ieri lo stesso ministro dell'Interno italiano, Matteo Piantedosi. La Francia o aveva già in testa di disattendere l'accordo oppure, per svariati motivi politici o logistici, voleva procedere a un ritmo molto lento nell'accoglienza dei migranti ricollocati. Comunque la si veda, è chiaro che i 3.500 che ora l'Eliseo non vuole più sarebbero ugualmente rimasti nel nostro Paese. L'annuncio di Darmanin non ha quindi una conseguenza pratica. Semplicemente, per l'appunto, si è davanti a una ritorsione.

Se il comportamento italiano, è il pensiero in voga tra i corridoi dell'Eliseo, provoca lo sbarco di una nave Ong in Francia, allora Roma deve essere messa in guardia. Minacciando la ritorsione da attuare sulla pelle dei 3.500 migranti da ricollocare.

Da dove nasce la ritorsione

A Roma il gioco francese ha destato non poca sorpresa. Emmanuel Macron è stato il primo leader a incontrare Giorgia Meloni subito dopo il suo insediamento. Il capo dell'Eliseo in quell'occasione ha parlato di collaborazione con l'Italia e dell'importanza di tenere sempre alti i rapporti tra Roma e Parigi.

Sono rimasta molto colpita dalla reazione aggressiva del governo francese – ha infatti commentato la stessa Giorgia Meloni nelle scorse ore in conferenza stampa – dal mio punto di vista è incomprensibile e ingiustificata”. Agli occhi del governo francese, una reazione del genere è giustificabile per due motivi. In primis, per ragioni di politica interna: Macron è stato oggetto di gravi critiche da parte dell'opposizione di destra dopo il via libera allo sbarco della Ocean Viking. E questo peraltro in un momento dove in Francia, a seguito dell'omicidio di una ragazzina di 12 anni perpetuato da una donna algerina senza permesso di soggiorno, il dibattito sull'immigrazione è molto serrato.

In secondo luogo, per ragioni di politica estera. Ossia, mai e poi mai Parigi può “soccombere” politicamente a una scelta del governo italiano.

Sia che si tratti di qualche decina di migranti a bordo di una Ong o di argomenti considerati vitali per l'Eliseo.

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