Qatargate

Ricatti sui migranti, regali e 007: così il Marocco si è inflitrato a Bruxelles

L'immigrazione usata come arma politica è un argomento che torna di attualità anche alla luce delle inchieste sul Qatargate

Ricatti sui migranti, regali e 007: così il Marocco si è inflitrato a Bruxelles

Nel Qatargate, che può anche essere ribattezzato “Maroccogate” per via dell'importanza del ruolo di Rabat nel giro di presunte mazzette al parlamento europeo, è spuntato anche il dossier migranti. Un dossier molto caro al governo marocchino e che spesso è stato usato, come fatto del resto da molti Paesi mediorientali, come arma sull'Europa.

La pressione migratoria per ottenere gli obiettivi diplomatici di Rabat

Se da un lato è vero che la rotta del Mediterraneo occidentale, quella che riguarda da vicino la tratta migratoria tra Marocco e Spagna, è la meno preoccupante in termini di sbarchi degli ultimi anni, è però altrettanto vero che ogni tanto Madrid deve fare i conti con assalti contro Ceuta e Melilla.

Ossia le due enclavi spagnole in territorio marocchino. Un confine terrestre tra Africa e Unione Europea da cui passa buona parte del dossier migratorio riguardante Rabat. Quando decine di migranti provano a forzare la frontiera, le autorità spagnole sono costrette a intervenire per evitare ulteriori problemi.

Finito il momento di tensione, le testimonianze raccolte tra i migranti fermati raccontano poi spesso di come le carovane hanno iniziato a muoversi grazie ad atteggiamenti improvvisamente meno severi da parte delle forze marocchine. Chiaro quindi come, a prescindere se la polizia locale riceva o meno ordini diretti da Rabat, l'immigrazione può trasformarsi in un'arma per mettere in difficoltà la Spagna e quindi l'Europa.

Non è certamente un fatto nuovo, né il Marocco è il primo Paese a usare questi stratagemmi. Ma nelle ultime ore contrassegnate dall'indagine sul giro di tangenti che ha coinvolto anche i servizi segreti marocchini, l'immigrazione è tornata di estrema attualità.

La pressione di Rabat sull'Europa è sempre ascrivibile ai due principali obiettivi del Paese nordafricano sul campi diplomatico: accordi commerciali e riconoscimento della sovranità sul Sahara Occidentale. Obiettivi al centro, come sottolineato dal Messaggero, dell'attività di lobbying, sfociata secondo la magistratura belga in vera e propria corruzione, effettuata all'interno del parlamento europeo. Con il coinvolgimento dei personaggi arrestati la settimana scorsa, a partire dall'ex europarlamentare italiano Antonio Panzeri.

Tra regali e hotel di lusso, i favori di Rabat per influenzare l'europarlamento

L'inchiesta portata avanti a Bruxelles, ha svelato il coinvolgimento anche di uomini chiave del Dged, a partire dal direttore generale Mansour Yassine. Il Dged è il servizio segreto marocchino, l'ente evidentemente più coinvolto nell'attuazione degli obiettivi diplomatici di Rabat. Quello che probabilmente ha in mano anche il dossier migratorio e sa come farlo fruttare nei rapporti con l'Europa.

Panzeri avrebbe incontrato, ma il condizionale viene usato dagli stessi inquirenti, lo stesso Yassine. I servizi belgi hanno infatti chiesto lumi ai colleghi italiani su dei viaggi sospetti, fatti dal 2021 a oggi, dell'ex eurodeputato in Marocco. Una delle trasferte, e qui i sospetti si farebbero più importanti, potrebbe essere stata pagata dallo stesso Dged. In un'altra occasione, sarebbe avvenuto l'incontro con Yassine.

Di certo, Panzeri si è più volte visto con un altro uomo chiave dell'indagine: l'ambasciatore marocchino a Varsavia, Abderrahim Atmoun. Secondo gli inquirenti è il vero tramite con il Dged e per anni avrebbe operato all'interno del centro studi del Marocco a Bruxelles, trasformatosi in una vera e propria succursale dei servizi di Rabat.

C'è una fotto, sottolinea Repubblica, che nel maggio del 2018 ritrae assieme Panzeri, Atmoun e Andrea Cozzolino, eurodeputato Pd non indagato al momento. I tre sono inquadrati all'interno del parlamento europeo e parlano dei rapporti sempre più importanti tra Ue e Marocco.

Atmoun avrebbe poi fatto dei regali a Panzeri. Sempre su Repubblica, si fa riferimento a un'intercettazione in cui la figlia dell'ex eurodeputato chiede alla madre come trasportare il regalo fatto dall'ambasciatore. Il tutto dopo una serata trascorsa in famiglia in uno dei più lussuosi hotel di Marrakech.

Viaggi e regali quindi per ottenere appoggio, voti favorevoli nel parlamento europeo e un occhio di riguardo per gli obiettivi di Rabat. Un quadro mosso da chi ha sfruttato l'arma migratoria per mettere pressione sull'Europa.

In un contesto del genere, anche sul lato prettamente politico la situazione sembra farsi ancora più grave.

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