Asse tra Meloni, Macron e Sánchez contro Israele: "Attacco indegno e inaccettabile"

La maggior parte dei Paesi europei condanna fermamente gli attacchi di Israele ad Unifil

Asse tra Meloni, Macron e Sánchez contro Israele: "Attacco indegno e inaccettabile"
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La condanna nei confronti di Israele è netta. Ed è dura al punto che Emmanuel Macron, Giorgia Meloni e Pedro Sanchez decidono di metterla nero su bianco con una dichiarazione congiunta a margine del vertice Med9 che si tiene a Cipro. D'altra parte, Francia, Italia e Spagna sono da tempo i principali contributori in termini di uomini della missione Unifil in Libano, vittima due giorni fa dell'inatteso attacco da parte dell'Idf di Tel Aviv. Un'aggressione «ingiustificabile» e verso cui i tre leader non esitano a esprime «indignazione», puntando il dito contro quella che definiscono «una grave violazione degli obblighi di Israele» verso le Nazioni Unite oltre che «del diritto internazionale umanitario».

Da Cipro, insomma, un pezzo consistente d'Europa decide di formalizzare una presa di posizione fortemente critica verso la linea aggressiva che sta seguendo Benjamin Netanyahu. Che è un po' il convitato di pietra durante le dichiarazioni finali dei nove Paesi che partecipano al summit del Mediterraneo (Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna). Nessuno chiama in causa esplicitamente il primo ministro di Tel Aviv, ma tutti sono fortemente critici verso un'escalation che rischia di avere conseguenze imprevedibili. Uno scenario possibile e su cui ha molto insistito Re Abdullah II di Giordania, invitato al vertice insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Durante le dichiarazioni finali, i più duri sono proprio Macron e Sanchez. Il presidente francese dice chiaro e tondo che «il cessate il fuoco a Gaza e in Libano è indispensabile», perché in questo momento «è a repentaglio tutta la ragione e anche oltre». Un rischio su cui Macron si era soffermato anche qualche ora prima, durante un briefing con alcuni giornalisti francesi: basta poco - è stato il senso del suo ragionamento - perché un imprevisto trasformi questo conflitto da regionale a extra-regionale. L'inquilino dell'Eliseo spiega poi che «l'unica leva per mettere fine al conflitto» è «cessare le esportazioni di armi utilizzate a Gaza e in Libano». Concetto su cui torna anche Sanchez, aggiungendo che la prossima settimana chiederà al Consiglio europeo una presa di posizione dell'intera Ue in proposito. L'obiettivo, insomma, è una iniziativa diplomatica che coinvolga la comunità internazionale. Francia e Spagna, d'altra parte, hanno già sospeso l'export di armi verso Israele. Come pure ha fatto l'Italia dal 7 ottobre 2023, fanno sapere fonti del ministero della Difesa. Anche se le forniture precedenti a quella data - compresi i relativi interventi di manutenzione - sono tutt'oggi in essere (ma accade lo stesso con Francia e Spagna).

Se sulla condanna verso Israele le posizioni di Parigi, Roma e Madrid sono praticamente sovrapponibili, sulla questione armi a Tel Aviv ci sono invece sensibilità diverse. Non è un caso che nelle dichiarazioni finali del Med9 Meloni citi «Emmanuel e Pedro» per condividerne la durissima presa di posizione sull'attacco al contingente Unifil, ma scelga di non affrontare il più delicato fronte delle forniture militari. Che, forse non a caso, non è citato neanche nella dichiarazione congiunta di Francia, Italia e Spagna. Il tema sarà stato certamente oggetto di confronto tra le tre diplomazie e probabilmente con von der Leyen, anche in vista del Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì prossimo a Bruxelles.

Meloni - che ieri a Cipro ha avuto bilaterali con il Re di Giordania e con la presidente della Commissione Ue e un lungo colloquio con Macron - ha invece insistito sulla necessità di un cessate il fuoco a Gaza e in Libano con contestuale liberazione degli ostaggi. «Gli spari israeliani contro la missione Unifil - ha detto - sono inaccettabili e come Italia non posso che tornare a condannare quanto accaduto».

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