La confessione è davanti al gip, esperto di diritto. Ma per decifrarla nel profondo ci vorrà un medico, specialista in turbe mentali. Parla e piange Monica Santi. Frasi e lacrime sono un torrente in piena che travolge gli argini della logica: «Ho lanciato io il bambino dalla finestra. Non è stato un gesto premeditato, ma frutto di un malore che improvvisamente mi ha colpita, mi sono trovata in uno stato di catalessi, in una realtà parallela, mi sentivo soffocata e ho compiuto questo gesto in maniera istintiva. Non riesco a dare una giustificazione».
Il gip convalida l'arresto per tentato omicidio, ma lo step successivo sarà una perizia psichiatrica. Il solito esame da «strizzacervelli» per analizzare l'interruttore maligno scattato nella testa di un'insospettabile «dottoressa in Economia» di 32 anni. E capire il mistero di quel cortocircuito che l'ha spinta a lanciare dalla finestra il bimbo di 13 mesi (ancora grave in ospedale ma fortunatamente non più in pericolo di vita).
Lei, Monica Santi, era stata ingaggiata come babysitter dai genitori del piccolo attraverso un annuncio su internet; la 32enne aveva risposto e il suo profilo professionale era parso perfetto ai genitori del piccolo per affidarle l'incarico. Ma qui nasce una domanda, forse stupida, forse no: perché una «laureata col massimo dei voti», non più giovanissima, accetta di fare un «lavoretto» che, di solito, fanno le ragazzine?
Certo è - lo ha sottolineato il suo avvocato - che Monica Santi aveva perso di recente il posto di «segretaria amministrativa», lavoro sicuramente più confacente al suo titolo di studio; uno stop di carriera che le aveva procurato «profonda prostrazione»: difficile passare da incarichi di responsabilità in un ufficio prestigioso di Carpi (la sua città natale) a più modesti impegni part-time come babysitter in una villetta a Soliera (Modena).
Per quanto ancora preliminare, una ricostruzione della dinamica dei fatti gli inquirenti l'hanno già delineata. Al momento in cui il bimbo è volato giù, Monica Santi era la sola persona con lui al secondo piano dell'abitazione; la donna delle pulizie si trovava al piano inferiore; i genitori del bambino, entrambi fuori di casa. Improvvisamente la tragedia: il bimbo buttato dalla finestra e la «tata» che dice, «Ora è libero». Follia pura. La babysitter completamente assente. Una lampadina fulminata, con il filo della corrente tranciato di netto. E ora la legale di Monica Santi che ribadisce: «Quel giorno la mia cliente soffriva di un forte malessere interiore, che le dava una sensazione quasi di soffocamento e che non le dava pace. Una mancanza di affetto esterno. Un forte stress, dovuto a un'insoddisfazione lavorativa». E poi: «Ha raccontato spontaneamente che è stata lei. Non abbiamo chiesto misure alternative perchè in questa fase di estrema fragilità della ragazza la custodia cautelare la può maggiormente tutelare».
«Ancora adesso non riesce a dare una spiegazione su quanto accaduto - conclude l'avvocato -. Credeva di poter gestire da sola tale malessere e non ha chiesto aiuto a nessuno, ma purtroppo non è stato così.
E continua a chiedere come sta il bambino, mostra grande preoccupazione per le sue condizioni».I prossimi giorni saranno decisivi per sciogliere la prognosi riservata del bimbo. Al suo fianco i genitori. A salvare il piccolo sarà soprattutto il loro amore.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.