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La "bella giornata" della ministra che fa tirare il fiato alla maggioranza

L'autogol della sinistra archivia il caso Santanchè. Ora il governo torna a dedicarsi ai "problemi reali"

La "bella giornata" della ministra che fa tirare il fiato alla maggioranza
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E alla fine Giorgia può accendersi una sigaretta, allungare le gambe e rilassarsi. «Sono soddisfatta», si confida con i suoi mentre parte per l'America, perché «come ha detto bene Daniela, è stata davvero una bella giornata». Bocciata la sfiducia personale alla ministra del Turismo, fallito l'assalto al governo, spaccato in vari pezzi il fronte del centrosinistra: la mozione presentata dai Cinque Stelle dunque è stata «un autogol», ha dimostrato solo che la Schlein continua ad accodarsi a Conte per delle battaglie perse in partenza e che le opposizioni sono divise. E così, almeno per qualche settimana, il caso Santanchè è archiviato e a Palazzo Chigi possono respirare e «dedicarsi ai problemi reali del Paese».

Archiviato certo, ma non del tutto chiuso. La questione resta infatti sospesa sullo scivoloso crinale dell'indagine e della opportunità politica. Al momento l'intero centrodestra appare sinceramente mobilitato in difesa della ministra e lo rimarrà forse per l'estate, comunque insomma, l'inchiesta va avanti e nessuno può prevedere gli sviluppi. Se l'ipotesi di un rimpasto adesso si allontana, chissà che potrebbe succedere in caso di un rinvio a giudizio: la Meloni avrà voglia di presentarsi alle europee del 2024 con un problema pendente del genere?Si vedrà. Intanto si registra «con piacere» il fatto che la Lega non ha combinato scherzetti, ha scelto il profilo basso e la fedeltà all'esecutivo. Ecco però qualche presa di distanza. «Questa è soltanto un'accusa, non una condanna - spiega Andrea Crippa - non si poteva che votare no. C'è un problema politico? Se c'è, spetta alla presidente del Consiglio risolverlo. É lei che ha scelto di far entrare nella squadra la Santanchè, a lei spettano onori e oneri».

Una posizione di attesa che non turba più di tanto la Meloni. Dopo qualche giorno di scaramucce, Matteo Salvini sembra essere tornato nei ranghi, anche grazie all'intesa di massima sulle riforme istituzionali, il combinato disposto di presidenzialismo e autonomia regionale. Una soluzione che piace a tutti, al di là di una sua veloce e reale praticabilità, e che consente di tirare avanti. E c'è un altro aspetto della vicenda che tranquillizza Palazzo Chigi: il flop della mozione di sfiducia, nel ramo del Parlamento in cui i numeri della maggioranza sono più esigui, ha consentito di accantonare per adesso il caso Santanchè e di separarlo non soltanto dagli altri episodi che hanno coinvolto esponenti di governo e uomini della cerchia di Giorgia, ma anche dal programma di riforma della giustizia. Sotto quindi con il disegno di legge del guardasigilli Carlo Nordio.

Intanto il voto al Senato congela la situazione. In più, c'è un oceano in mezzo, la premier è tutta concentrata sul viaggio negli Stati Uniti, sul faccia a faccia con Joe Biden e sull'abbandono soft della Via della Seta, cercando di non rompere i ponti con Pechino.

In questo scenario «di grande respiro», le vicende giudiziarie della ministra del Turismo non possono e non devono oscurare e disturbare la politica estera italiana, attesa a grandi scelte. Dall'Ucraina al Mediterraneo, dalla Cina alle migrazioni, dalla Nato alla Ue, passando per l'energia e le rate europee del Pnrr. Quindi, è «davvero una bella giornata».

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