
Lo si può definire un "corto circuito ideologico". L'oltraggio al ministro diventa un paradosso quando sconfessa le stesse ragioni della lotta. È accaduto a Siena e per la precisione nel cortile del rettorato dell'Università per stranieri. Lì, ad attendere la ministra dell'Università Anna Maria Bernini, un piccolo gruppo di contestatori che con striscioni e bandiere palestinesi ha inveito contro la rappresentante del governo, colpevole - a loro dire - di non sostenere la causa palestinese. In verità la ministra era attesa a Siena proprio per accogliere le prime otto studentesse di un gruppo di 39, tra visiting professor, dottorandi e studenti palestinesi accolto l'Italia per proseguire il proprio percorso accademico in un Paese amico e in un clima pacifico. Un'operazione, questa, iniziata ad Amman in Giordania il primo di ottobre. Dalla città giordana la ministra ha personalmente scortato gli studiosi palestinesi in Italia. L'operazione è stata possibile con la collaborazione della Farnesina, della Conferenza dei rettori, della Guardia di finanza e della Protezione civile. L'iniziativa prevede complessivamente 150 borse di studio offerte da 35 atenei italiani, cui si aggiunge anche un finanziamento del Mur.
Detto questo, a Siena, i contestatori hanno inveito con insulti pesanti all'indirizzo della ministra per sostenere - è qui è il paradosso di chi si fa accecare dall'ideologia - i palestinesi. "Quanto accaduto - il primo commento della Bernini - offende soprattutto gli studenti palestinesi che hanno trovato casa nelle nostre università e l'intera comunità accademica. A loro voglio dire con forza che questo non è il vero volto dell'università italiana".
Secondo il prefetto Valerio Massimo Romeo - presente in ateneo al momento dei fatti e quindi tenuto a intervenire in quanto il presunto reato si sarebbe consumato in sua presenza - la condotta di questo gruppo di contestatori può configurare quanto previsto dall'articolo 342 del Codice penale ("Oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario"). La ministra ha deciso di affidare al rettore dell'ateneo senese, Roberto Di Pietra, la decisione se procedere o meno alla denuncia dopo gli insulti ricevuti al suo arrivo nell'ateneo toscano per l'arrivo di studenti palestinesi. Il prefetto di Siena, ha contattato per le vie brevi Bernini, per verificare la volontà di procedere a denuncia in seguito agli insulti ricevuti ieri all'interno del rettorato dell'Università di Siena, dove si era recata per salutare otto studenti palestinesi arrivati in Italia attraverso il primo corridoio universitario aperto dalla Striscia di Gaza, accompagnati dalla stessa ministra .
Prima di Siena la ministra aveva fatto tappa a Pisa dove ha riabbracciato e preso un caffè con Anya, la studentessa palestinese titolare della borsa di studio presso l'ateneo. Una visita che ha consentito alla Bernini di incontrare anche Rino Casella, il professore aggredito a metà settembre da attivisti pro-Pal entrati nella sua classe per interrompere la lezione.
"Ho fin dall'inizio manifestato la mia solidarietà nei suoi confronti - ha ricordato Bernini - sono una liberale e ritengo doveroso tutelare la libera manifestazione del pensiero dentro e fuori l'università, con un unico, invalicabile limite: no alla violenza fisica e verbale, perché quella non è più libertà di espressione, ma prevaricazione e reato".