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"C'è una censura sul referendum sulla Giustizia"

L'avvocato e presidente dell'Unione delle Camere penali Gian Domenico Caiazza parla di "emergenza democratica" in relazione al referendum sulla Giustizia. Sarebbe in atto una "censura"

Caiazza tuona: "C'è una censura sul referendum sulla Giustizia" Esclusiva

L'avvocato Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione delle Camere penali, analizza la riforma del Csm voluta dal ministro Marta Cartabia ma spiega anche le reali intenzioni dietro allo sciopero indetto dall'Anm. E sul referendum relativo alla Giustizia Caiazza parla di vera e propria "censura".

L'Anm ha indetto uno sciopero. Che segnale invia l’Associazione nazionale magistrati?

"L’Anm reagisce con lo sciopero a qualcosa cui non è da molti anni abituata. E cioè che le riforme in tema di giustizia e di ordinamento giudiziario le scrive il Parlamento, non sotto dettatura della magistratura. Sta accadendo esattamente questo, sebbene in misura ancora largamente insufficiente, e Anm lo ha ben compreso".

Il referendum sulla Giustizia si avvicina. Considera sufficiente l’attenzione data dalla politica al tema?

"Abbiamo denunciato proprio in questi grioni, con una forte presa di posizione pubblica, l’emergenza democratica che accompagna la consultazione referendaria. L’informazione tace del tutto sui contenuti della consultazione, i cui risultati saranno dunque privi di ogni significato se questa censura si confermerà anche nelle prossime settimane. Ciò è particolarmente grave con riguardo al servizio pubblico radiotelevisivo, che sta venendo meno clamorosamente alla sua funzione".

Sembra che il governo voglia continuare ad intervenire sulla Giustizia ma ormai il tempo stringe. Sarà chiave la prossima legislatura per una riforma sistemica?

"Certamente. Le riforme adottate da questo governo e da questo parlamento sono frutto di continue mediazioni al ribasso. Proprio sui temi della giustizia penale e dell’ordinamento giudiziario si segnalano le distanze più incolmabili tra le forze politiche di maggioranza. Ma bisogna lavorare fin da subito per le grandi riforme che, auspicabilmente, potranno essere scritte nella prossima legislatura".

Cosa ne pensa della riforma del Csm targata ministro Marta Cartabia?

"Una riforma partita malissimo, perché scritta dal governo misurandosi di fatto solo con l' Anm, con una logica perdente da contrattazione sindacale. Con il tempo sono state introdotte modifiche proprio sui temi che noi penalisti indichiamo da anni: valutazioni professionali dei magistrati, limitazione dello scandalo dei fuori ruolo, separazione delle funzioni. In misura certo ancora largamente insufficiente, ma finalmente sulla strada giusta".

Comunque esiste la possibilità che la riforma venga cambiata al Senato.

"Mi auguro di no, perché sarebbero solo modifiche peggiorative.

Lo sciopero di Anm punta d’altronde proprio a questo".

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