
L'obiettivo comune è far rientrare in Europa i ricercatori «fuggiti» anni fa negli Stati Uniti e attrarre quelli americani messi alla strette dalle politiche di Trump. Ma tra Italia e Francia scoppia la bagarre. O meglio, il ministro all'università Maria Anna Bernini tiene a fare una precisazione: «Mentre gli altri annunciano, l'Italia ha già agito». Già, perché ieri la Francia ha messo sul piatto 100 milioni di euro per il piano di rientro dei cervelli. E lo ha fatto in pompa magna, tra gli applausi generali. L'Italia invece già si era mossa un mese fa, in silenzio, con un bando da 50 milioni aperto il 15 aprile.
L'occasione per esprimere l'irritazione italiana è stata la conferenza «Choose Europe for Science» (Scegli l'Europa per la Scienza), il vertice organizzato da Emmanuel Macron per accogliere i ricercatori in fuga dagli Stati Uniti di Trump. Evento in cui l'ambasciatrice Emanuela D'Alessandro ha raccontato il piano italiano: incentivi fiscali in vigore da tempo per chi sceglie di tornare o trasferirsi in Italia, implementazione di un sistema di infrastrutture di ricerca all'avanguardia, e il bando destinato a ricercatori attualmente all'estero che hanno ottenuto uno Starting Grant o un Consolidator grant dell'European Research Council (Erc).
Detto questo, la battaglia per far rientrare i ricercatori dagli Usa di Trump (quelli italiani sono 15mila), dove sono stati tagliati i fondi a università e progetti, è da portare avanti assieme, come Europa. È la stessa commissione europea a dirlo. E per questo è pronto un pacchetto di 500 milioni di euro, spalmati sul triennio 2025-2027, per fare dell'Europa un polo di attrazione. «Ciò contribuirà a sostenere i più brillanti ricercatori e scienziati provenienti dall'Europa e da tutto il mondo - spiega la presidente Ursula von der Leyen - Intendiamo creare una nuova super sovvenzione della durata di 7 anni nell'ambito del Consiglio Europeo della Ricerca per offrire una prospettiva a lungo termine ai migliori»: una risposta implicita (ma nemmeno tanto) alla stretta della Casa Bianca sugli atenei americani.
La Commissione Europea vuole che ricercatori e scienziati «scelgano l'Europa» per lavorare in un continente dove la scienza «resterà aperta e libera». Punta il dito contro Trump il presidente francese Macron e lo accusa di «minacciare» i ricercatori e applicare diktat per «vietare di ricercare su questo o su quell'altro».
«Nessuno può pensare che questa grandissima democrazia mondiale, il cui modello economico si basa così solidamente sulla scienza libera, farà un errore del genere. Di fronte alle minacce, l'Europa deve diventare un rifugio».
L'offensiva di Trump nei confronti degli atenei della Ivy League ha provocato una corsa globale per attrarre talenti in fuga dagli Usa: in Francia il Cnrs (Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) ha lanciato il suo programma, idem l'Australian Academy of Science.
In Italia, oltre al piano del governo, si stanno muovendo anche i privati. La Fondazione Roche per la Ricerca Indipendente è alla nona edizione del suo bando che prevede 350mila euro per sostenere sette giovani ricercatori under 40 attivi in strutture pubbliche e Irccs.
In particolare il bando mira a sostenere gli studi non sponsorizzati da aziende farmaceutiche. Solo il 17% delle sperimentazioni cliniche, infatti, secondo i dati dell'Agenzia Italiana del Farmaco, è riconducibile a studi indipendenti.
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