Meloni avverte l'Ue: "Basta dazi interni e iper-burocrazia". Misure sull'energia

La premier rivendica di aver "facilitato" il dialogo con Washington. Spinta al nucleare

Meloni avverte l'Ue: "Basta dazi interni e iper-burocrazia". Misure sull'energia
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«L'Italia si presenta credibile davanti a un quadro economico e finanziario di straordinaria complessità. Lo testimoniano il livello dello spread più che dimezzato, la Borsa, il nuovo appeal dei Titoli pubblici italiani, l'attrattività ritrovata degli investimenti, e anche i giudizi delle agenzie di rating. Da ultimo Moody's che ha rivisto quello dell'Italia, cosa che non accadeva da 25 anni». Giorgia Meloni apre così il suo intervento all'assemblea di Confindustria a Bologna. E dopo aver preso appunti durante il discorso del presidente degli industriali Emanuele Orsini, rivendica di aver «restituito centralità al nostro Paese» che è tornato a essere «un mercato attrattivo per gli investimenti stranieri» perché la «nostra economia è solida e resiliente».

Ma il cuore dell'intervento di Meloni è dedicato sopratutto all'Europa, con parole piuttosto critiche e su diversi fronti. A partire dai «dazi interni che si è autoimposta in questi anni», passando per gli «oltre 300 miliardi di euro di liquidità europea che ogni anno finiscono in investimenti extra Ue» e arrivando alla «iper-regolamentazione che ha soffocato il nostro sviluppo» rendendo l'Ue una «super-struttura burocratica». Seduta nella prima fila del teatro EuropAuditorium c'è anche la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola. Ed è proprio alla «amica» maltese che la premier si rivolge. «Tu dici che il Parlamento Ue è dalla nostra parte. Sarò onesta, questo - replica Meloni - dipende dalle maggioranze che si formano di volta in volta, ma sicuramente tu sei dalla nostra parte».

Sui dazi la premier si sofferma in diversi passaggi. Per dire che l'Europa «deve avere il coraggio di rimuovere i dazi interni». Meloni cita uno studio del Fondo monetario internazionale, il Regional economic Outlook 2024 dedicato all'Europa, pubblicato nell'autunno scorso e già menzionato più volte da Mario Draghi. L'analisi condotta dagli economisti dell'Fmi rilevava che nel 2020 i costi commerciali all'interno dell'Ue equivalevano a un «considerevole dazio ad valorem del 44%» per il settore manifatturiero medio, rispetto al 15% tra gli Stati degli Stati Uniti, e «fino al 110% nel caso del settore dei servizi». «Basta questo dato. Non può essere sostenibile», dice la premier aggiungendo che «il rilancio del mercato unico europeo è una priorità» perché «consentirebbe di mettere l'Ue anche a riparo da scelte protezionistiche di altre nazioni». Poi l'affondo sulla burocrazia europea, sui «quasi 400 chilometri lineari di Gazzette ufficiali dell'Ue» e sulle «norme assurde che ci dicono che un fagiolo non è un fagiolo europeo se ha un diametro inferiore a un centimetro».

Un'inclinazione alla iper-regolamentazione che secondo la premier sta condizionando anche la trattativa sui dazi con Washington. Un confronto, dice, che «va portato avanti con un approccio più politico che burocratico». Meloni, poi, rivendica il suo ruolo nell'aver «facilitato» il dialogo tra Europa e Stati Uniti. «Quando sono stata ospite di Donald Trump a Washington, avevo proposto un incontro a Roma tra Ue e Usa. Un primo incontro - dice - è avvenuto il 18 maggio a Palazzo Chigi tra J.D. Vance e Ursula von der Leyen». «È stato l'inizio di un dialogo che - aggiunge - l'Italia ha continuato a facilitare anche in questi giorni».

Infine, un passaggio sul costo dell'energia, una delle questioni sollevate dal presidente di Confindustria. Meloni dice che il governo «ha già stanziato circa 60 miliardi» per fronteggiare il caro, «l'equivalente di due leggi finanziarie». Ma ammette che «continuare a tamponare spendendo soldi pubblici non può essere la soluzione». Poi ricorda gli strumenti già a disposizione delle imprese, come i contratti pluriennali a prezzo fisso per l'energia da rinnovabili, ma anche la trattativa in corso con Bruxelles sull'energy release e il gas release. Inoltre, annuncia un'analisi sul funzionamento del mercato elettrico italiano per individuare possibili anomalie nella formazione del prezzo unico nazionale, «perché sarebbe inaccettabile se ci fossero speculazioni sulla pelle di chi produce e crea occupazione».

Infine, ribadisce la scelta di «riprendere il cammino del nucleare» per «realizzare mini reattori sicuri e puliti» che possano consentire all'Italia di «avere maggiore sicurezza energetica a costi sensibilmente inferiori».

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