
di Letizia Moratti*
Ci sono momenti in cui la politica deve trovare la forza di parlare chiaro, con coraggio e responsabilità. Non si tratta solo di interpretare i fatti, ma di restituire dignità a chi non si riconosce negli eccessi di minoranze rumorose, di chi ogni giorno costruisce la nostra comunità con lavoro, impegno e sacrificio.
In queste settimane lo abbiamo visto con dolore. Teatri in cui chi chiede la liberazione di ostaggi viene fischiato e invitato a chiedere scusa, aule universitarie trasformate in palcoscenici di intolleranza e violenza, piazze dove la complessità di un conflitto internazionale, uno solo tra tanti purtroppo, viene ridotta a slogan gridati persino contro i saggi ammonimenti del Capo dello Stato. Una parte della sinistra che si fa affascinare da figure simbolo dell'antagonismo, e una parte della destra che pensa basti deridere quei fenomeni per liquidarli. Sono immagini che feriscono perché non raccontano l'Italia reale, quella fatta di persone che affrontano le difficoltà con compostezza, che rispettano le regole, che scelgono il dialogo e non la provocazione. È questa l'Italia che merita di essere difesa, rappresentata e ascoltata.
La storia ci insegna che gli estremismi non portano soluzioni durature. Nei momenti più difficili della nostra Repubblica la politica seppe isolare la violenza, contenere le derive e costruire percorsi di unità e progresso. Oggi, invece, assistiamo a una polarizzazione che lascia senza voce la maggioranza silenziosa mentre crescono la tentazione del populismo e il rischio di destabilizzazione delle istituzioni, come dimostrano le esperienze di molte democrazie occidentali.
Eppure non tutto è perduto. Ci sono esempi concreti di come la politica possa governare con responsabilità, con equilibrio e visione. Ovunque si scelga di mettere al centro il bene comune, la mediazione tra esigenze diverse, la tutela del futuro collettivo e l'inclusione sociale, l'Italia dimostra di essere in grado di superare gli estremismi e di saper costruire sviluppo senza tradire valori e comunità. La politica vera non è spettacolo, non è urlo, non è ideologia. È responsabilità, capacità di sintesi, rispetto per chi lavora e soffre in silenzio.
In questo contesto anche strumenti costituzionali come lo sciopero devono essere rispettati nella loro natura democratica e non strumentalizzati per creare conflitto ideologico o paralizzare il Paese. Il diritto di scioperare è sacro, ma è sacro anche il diritto dei cittadini e delle imprese a vedere garantita continuità, sicurezza e progresso. Usarlo come grimaldello di polarizzazione, come accaduto venerdì, significa tradire la responsabilità che la democrazia impone.
La sfida del presente è offrire prospettive concrete e non occupare le prime pagine con slogan radicali. Occorre dare futuro a famiglie, imprese e comunità, riavviare investimenti, sbloccare cantieri, promuovere progetti reali di crescita attraverso il lavoro, garantire servizi sanitari all'altezza e con tempi opportuni. È così che la politica restituisce fiducia, stabilità e coesione sociale.
Rappresentare la maggioranza silenziosa del Paese significa dare voce a chi costruisce giorno dopo giorno l'Italia con impegno, pazienza e dignità. Non chi urla più forte ma chi realizza progetti, chi innova, chi rispetta le regole, le persone, la comunità.
Credo profondamente che sia questa la strada. Non è la più facile, ma è l'unica che può garantire un futuro stabile, sicuro e giusto per l'Italia e per l'Europa. Una politica che sappia guidare con coraggio, visione e responsabilità non è solo necessaria, è l'unica speranza per un Paese che vuole continuare a crescere e a guardare avanti insieme.
*presidente Consulta Nazionale
Forza Italia, europarlamentare Ppe