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Conte: "Trovati gli accordi sui temi, ora cerchiamo lo stop alle liti"

Il presidente del Consiglio non si nasconde: "C'è qualche segno di incertezza, i cittadini si aspettano massima chiarezza dal governo e dalle forze di maggioranza"

Conte: "Trovati gli accordi sui temi, ora cerchiamo lo stop alle liti"

Giuseppe Conte manda un messaggio chiaro al governo, invitato a cambiare marcia e motodo di lavoro al più presto. L'avvocato ha detto che non ha alcuna intenzione di "stare appeso" ai diktat di Luigi Di Maio e Matteo Renzi. Per tale motivazione, come già anticipato nella giornata di ieri, a gennaio vi sarà una verifica di governo: "Si tratterà di un rilancio. In soli 100 giorni abbiamo messo in sicurezza il Paese e i risparmi delle famiglie". Eppure un italiano su due pensa che i giallorossi abbiano i giorni contati: "C’è qualche segno di incertezza, i cittadini si aspettano massima chiarezza dal governo e dalle forze di maggioranza". Perciò ha avvertito: "Il dibattito pubblico di queste settimane non ci ha fatto bene". È passato infatti un messaggio negativo: "Una maggioranza in cui sono tanti i tentativi di rimarcare uno spazio politico autonomo, di appuntare bandierine". Bisognerà dunque trovare accordi per "correre tutti insieme".

Negli ultimi giorni si è assistiti al ricorrere a termini che hanno il fine di evitare il ritorno al voto: "verifica" è un vocabolo da prima repubblica che prevedeva un accertamento della stabilità del governo e il confronto avveniva all'interno del palazzo escludendo l'opinione pubblica; il sostantivo "programma" è stato usato dall'esponente del Pd Goffredo Bettini; Nicola Zingaretti ha fatto invece ricorso alla parola "agenda" per indicare un elenco di tutti gli obiettivi dell'esecutivo. Insomma, una serie di termini che hanno lo stesso denominatore comune: non importa come andare avanti, l'importante è farlo.

Giustizia, Alitalia e Mittal

Dopo le liti tra Bonafede e Pd sulla riforma della giustizia, il compito del presidente del Consiglio sarà quello di trovare una sintesi: "Riusciremo a trovare le misure più adeguate per ridurre i tempi dei processi penali e per evitare che un processo si estingua senza pervenire a una sentenza di merito". È stata espressa dunque fiducia sul fatto che verrà trovata una convergenza "che riesca a ottemperare a tutte le legittime esigenze espresse dalle forze di maggioranza".

Nell'intervista rilasciata al Corriere della Sera, sono stati toccati anche i cruciali temi Alitalia ed ex Ilva: si è detto "ottimista" perché l'esecutivo "sta seguendo questi dossier con la massima attenzione". E ha rivendicato l'ultimo decreto legge: "Abbiamo posto la compagnia di bandiera in condizione di rilanciarsi e di predisporsi a una soluzione di mercato". Questa positività nasce dalla "forza trasmessa dai tarantini, che hanno chiesto di trovare una soluzione". Il piano attualmente al vaglio prevede "anche la discesa in campo di aziende a partecipazione pubblica". Ma sul fattore esuberi posto da Mittal non si è voluto sbilanciare: "Niente numeri, il negoziato è in corso, ma non saranno certo 4mila". L'intento è sicuramente quello di "salvaguardare i livelli occupazionali".

Mes

Il premier ha criticato amaramente le modalità con cui è stata trattata la tematica del fondo salva-Stati: "Il dibattito pubblico è rimasto inquinato da uscite mistificatorie". Nel mirino sono finiti soprattutto Matteo Salvini e Claudio Borghi: "L'insieme di falsità propagandate da questa coppia non ha aiutato gli interessi dell'Italia". Inoltre ha confessato di essersi sopreso dal cambiamento della Lega: inizialmente "aveva respinto le pulsioni antieuropeiste"; ora invece ha notato che "la golden share è in mano a chi vuole portare l’Italia fuori dall’euro".

Infine Conte è intervenuto anche sulla questione della legge elettorale, dopo l'apertura inaspettata dell'ex ministro dell'Interno al proporzionale: "Non è giusto che la legge elettorale sia di fonte governativa, è giusto che sia rimessa al gioco delle forze parlamentare". E ha concluso: "Mi sorprenderebbe se la Lega dovesse abbandonare la preferenza per un sistema maggioritario.

Sarebbe un segno di debolezza".

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