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Elezioni, spunta l'ipotesi rinvio: esplode l'ira del centrodestra

Con la proroga dello stato di emergenza era nell'aria l'ipotesi del rinvio delle elezioni, che ora pare sia un'ipotesi considerata dal Cts, insieme alla mancata riapertura della scuola

Elezioni, spunta l'ipotesi rinvio: esplode l'ira del centrodestra

Con i contagi in risalita, la proroga dello stato di emergenza, la chiusura delle discoteche e la minaccia di non riaprire le scuole, qualcuno l'aveva anche già paventata l'ipotesi che le elezioni fissate per il 20 e il 21 settembre potessero slittare. Sui social questa possibilità è all'ordine del giorno tra gli argomenti più discussi tra gli amanti della politica. Ovviamente, come spesso accade, la discussione ha avuto due fazioni e nel caso in cui questo, che finora era solo un discorso astratto, dovesse accadere c'è chi è pronto ad accusare il governo di utilizzare il terrorismo sanitario, e la proroga dell'emergenza, come pretesto per l'ulteriore rinvio e chi, invece, si dichiara favorevole a quell'eventualità come sistema di tutela della salute pubblica.

Se finora tutti i discorsi hanno sempre avuto una base astratta e mai nessuna fonte ufficiale ha mai paventato l'ipotesi del rinvio delle elezioni, almeno pubblicamente, pare che nel Cts qualcuno abbia invece iniziato a pensare seriamente a questa possibilità. A rivelarlo è il sempre informato sito Dagospia. I suoi tentacoli arrivano fino agli uffici del potere e carpiscono spesso le notizie prima degli organi di stampa tradizionali. Come spesso accade, il sito diretto da Roberto D'Agostino ha lanciato uno dei suoi flash capaci di far tremare i Palazzi e di sollevare il risentimento popolare: "Sembra che qualcuno nel Comitato tecnico scientifico abbia già iniziato a riflettere sull'ipotesi di rinviare le elezioni del 20 e del 21 settembre, dove il PD rischia di rompersi il collo. E anche sulla scuola c'è maretta".

Questa possibilità che si delinea con sempre maggiore chiarezza all'orizzonte sta scatenando i primi malumori.

Poco fa a parlare è stato Matteo Salvini, che ha subodorato l'ipotesi del rinvio delle elezioni e ha ribadito la sua contrarietà e quella della Lega a un simile scenario. "Pensare di sospendere le elezioni di settembre accampando la scusa del virus, così da evitare una sconfitta annunciata, sarebbe un attentato alla democrazia da parte del governo. La Lega e gli italiani sono pronti a reagire, con forza e compostezza, a questo eventuale, ennesimo gravissimo attacco alla libertà", ha affermato il leader della Lega.

Prima di lui, però, era stata Giorgia Meloni ad alzare la voce e a mettere nero su bianco il suo secco "no" allo slittamento elettorale con il pretesto del Covid. Il leader di Fratelli d'Italia nel pomeriggio ha pubblicato un post su Facebook e ha delineato il pensiero del suo partito con accuse ben precise contro il governo. "Avevano spergiurato che la proroga dello stato di emergenza era solo una formalità 'tecnica'. Poi, grazie a quella proroga, con un semplice atto amministrativo (senza passaggio parlamentare o firma del Presidente della Repubblica), chiudono i locali e introducono nuove limitazioni alle libertà costituzionali. E ora creano i presupposti per poter far saltare le elezioni regionali del 20 settembre se i sondaggi dovessero essere sfavorevoli all'accozzaglia PD-M5S. Niente scherzi da regime autoritario, caro Conte", ha scritto la Meloni.

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