"Dazi Usa insostenibili se oltre il 10%"

Il ministro dell'Economia: "È una quota ragionevole". La ritorsione Ue dal 6 agosto

"Dazi Usa insostenibili se oltre il 10%"
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"Il 10% era un risultato ragionevole, in questo momento non credo sia nella disponibilità di ciò che vuole l'amministrazione Trump ma non si può andare troppo lontano da questo numero altrimenti diventa insostenibile. Se si parla del 10% si può ragionare e stare dentro, se ci si distanzia diventa impossibile". Lo ha sottolineato ieri il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, mentre il negoziato tra le due sponde dell'Atlantico va avanti ad oltranza.

Il team tecnico della Ue è volato a Washington e il commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, ha avuto altri colloqui con l'omologo americano Howard Lutnik e con il rappresentante Jamieson Greer. Intanto, secondo quanto riferiscono fonti di Bruxelles, i primi controdazi Ue contro le tariffe imposte dagli Usa su acciaio e alluminio (finora congelati per favorire il dialogo), scatteranno il 6 agosto in caso di mancato accordo.

Sui mercati prevale ancora la speranza per un compromesso entro il 1 agosto ma le Borse europee hanno chiuso deboli: l'indice Ftse Mib di Milano ha ceduto lo 0,66% tornando sotto i 40mila punti. In calo anche Parigi (-0,54%), Francoforte (-0,32%) , Madrid (-1,11%) e Londra (-0,66%). Si rafforza il dollaro sopra quota 0,86 euro, mentre cede il Bitcoin (-3,15%) dopo il balzo della vigilia su nuovi massimi. Nei primi scambi a Wall Street, il Dow Jones ha esordito con un +0,03%, il Nasdaq con un + 0,95% e l'indice S&P 500 con un +0,53% e la seduta è proseguita in positivo grazie alla spinta dei tech trainati da Nvidia.

A tenere banco sui listini è stato, comunque, il dato sull'inflazione americana che, con i dazi, a giugno ha segnato un +2,7% annuo, il livello più alto da febbraio, sopra il 2,4% di maggio. Su base mensile i prezzi hanno segnato un +0,3%, in linea con le previsioni. L'indice core, al netto di energia e alimentari, è salito del 2,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e dello 0,2% su base mensile.

Immediata la reazione di Donald Trump: "La Fed dovrebbe tagliare i tassi di 3 punti. L'inflazione è molto bassa. Avremmo un risparmio di mille miliardi di dollari all'anno", ha scritto ieri su Truth alzando nuovamente il tiro su Jerome Powell. Il processo formale per la scelta del successore del capo della Fed è già iniziato, ha detto il segretario al Tesoro Scott Bessent a Bloomberg, aggiungendo però che la decisione finale è di Trump. Il mandato di Powell scadrà a maggio 2026. "Tradizionalmente, il presidente della Fed lascia anche il ruolo di governatore", ha sottolineato Bessent, specificando anche che la permanenza di Powell nel board "potrebbe creare confusione sui mercati, specialmente nel periodo che precede la nomina del suo successore". Powell, infatti, manterrebbe tecnicamente la possibilità di restare nella Fed fino al 2028 come semplice governatore, ma ha sempre evitato di chiarire le sue intenzioni.

Tornando alla guerra commerciale, non sembra per ora soffrire troppo dei dazi la

Cina: l'economia del Dragone è cresciuta del 5,2% su anno nel secondo trimestre del 2025. C'è comunque un rallentamento rispetto al 5,4% dei due trimestri precedenti e il ritmo è quello più lento dal terzo trimestre del 2024.

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