
Una guerra a settimana, ora tocca a India e Pakistan lanciarsi missili addosso e davvero non ne se ne sentiva nessun bisogno. «Viviamo in un momento drammatico - dice Guido Crosetto prima di salire al Quirinale - il più difficile degli ultimi settant'anni. Il mondo è cambiato». Infatti, è un po' con questo spirito che il capo dello Stato convoca in serata il Consiglio supremo di difesa con Giorgia Meloni, diversi ministri e i vertici delle forze armate. Si parla di Ucraina, Medio Oriente, delle ipotesi di un esercito europeo. Si discute delle «iniziative di pace» ma pure «dell'adeguamento dello strumento militare», con un occhio agli «impegni internazionali». Trump ha chiesto che l'Italia mantenga la promessa e arrivi al famoso due per cento del Pil. Per la premier è cosa fatta. «Raggiungeremo l'obbiettivo nel 2025». Poi alle sette si fermano i lavori: tutti davanti alla tv per l'habemus Papam. All'annuncio di Leone XIV, brindisi e sorrisi.
Certo per il due per cento servono una decina di miliardi. Non sono pochi, equivalgono a una legge di bilancio. La Meloni, come ha spiegato al Senato, conta di trovarli «rilanciando la traiettoria di potenziamento delle nostre capacità di difesa e inserendo quelle voci che sono in linea con i parametri della Nato e altre nazioni già considerano». Fondi per lo spazio, pensioni militari che oggi gravano sull'Inps, stanziamenti per la Guardia costiera e soldi per polizia, carabinieri e altri corpi coinvolti nelle operazioni di sicurezza. Si tratta di spese «che rientrano nell'approccio allargato multidimensionale che è proprio sia del concetto strategico dell'Alleanza Atlantica sia del libro bianco della Ue».
Contabilità da quadrare perché, parole della premier, «senza difesa non c'è sicurezza e senza sicurezza non c'è libertà». E quindi, ripetono molti partecipanti al Consiglio supremo, non ci si può far bloccare da questioni di bilancio «di fronte alle sfide» planetarie. Purtroppo, come dice in mattinata Crosetto all'Aerospace power conference dell'aeronautica, «viviamo in tempi in cui la forza conterrà di più delle conquiste sociali e dei valori che inseguiamo: il futuro richiede investimenti, menti, capacità organizzative e non esiste nessuno Stato, tranne forse Usa e Cina, che può affrontarlo da solo». Fa paura sempre la Russia, che avrà un milione e 600 mila soldati nel 2026 e «ha aumentato la spesa a 150 miliardi».
Con Giorgia Meloni e Guido Crosetto, al Quirinale ci sono i ministri di Esteri, Interni, Economia e Imprese, Antonio Tajani, Matteo Piantedosi, Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso, oltre al sottosegretario Alfredo Mantovano e al segretario generale della presidenza Zampetti e il capo di stato maggiore della Difesa Portolano. Al primo punto dell'ordine del giorno figura proprio il libro bianco europeo, con sullo sfondo il RearmUe e il gruppo di volenterosi per l'Ucraina.
La posizione italiana non cambia: pieno sostegno anche di armi a Kiev, collaborazione con Bruxelles, ma nessun soldato verrà spedito al sul fronte, tanto meno senza bandiere Onu. Altri temi, l'escalation a Gaza, le infrastrutture strategiche italiane e, infine, le prospettive per l'industria della difesa.
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