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Dl Rave, ora Piantedosi apre ai miglioramenti. Ma resta la linea dura

Il ministro non esclude modifiche. Meloni: "Bisogna impedire il divertimento illegale"

Dl Rave, ora Piantedosi apre ai miglioramenti. Ma resta la linea dura

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, tranquillizzando i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil in merito al nuovo decreto legge anti-rave, si è detto disponibile ad apportare «qualsiasi modifica al testo normativo indirizzata nel senso di meglio precisare, qualora lo si ritenga necessario, i confini della nuova fattispecie penale». E già quest'apertura, giunta al termine della riunione di ieri al Viminale con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, dovrebbe in teoria bastare per placare parte delle polemiche sollevate da sinistra. Piantedosi ha anche aggiunto quanto segue: «Nella prospettiva di incidere efficacemente sul profilo della deterrenza, il punto nodale delle nuove misure è la confisca obbligatoria del materiale utilizzato per lo svolgimento dei rave party». Anche il premier Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di ieri, è tornata sull'argomento, ribadendo come sia necessario impedire il divertimento illegale. Modifiche sì, dunque, ma nessuna marcia indietro sulla linea che è stata imposta dal decreto. «Se qualcuno ha norme migliorative lo ascoltiamo», ha aggiunto il presidente del Consiglio. Sta di fatto che, l'ormai celebre «rave party» di Modena continua a far discutere, e non solo per gli effetti sul piano legislativi che stanno scaturendo dall'episodio. Nei giorni scorsi ad esempio, la scrittrice Michela Murgia aveva minimizzato, parlandone come una sorta di festa goliardica. «Lì non si stavano commettendo reati le sue parole, pronunciate nel corso della trasmissione televisiva Otto e mezzo - era un raduno di persone giovani per ballare». E in effetti, nei giorni successivi le forze dell'ordine hanno rintracciato due «ballerini», uno dei quali così amante del ballo da nascondere quattordici dosi di cocaina nello zaino e oltre un chilo di hashish nella propria abitazione di Brescia. Questo è quanto successo alla stazione ferroviaria di Parma un paio di giorni fa, quando la Polfer e Digos hanno identificato due giovani, arrestando un ventottenne. I ragazzi, di ritorno proprio dal rave, avrebbero spiegato agli operatori di essere in attesa del treno per il capoluogo bresciano, dove vivevano. Niente di strano, non fosse che davanti alla richiesta di mostrare cosa trasportassero negli zaini che portavano in spalla, uno dei due avrebbe dato in escandescenze: avrebbe gettato a terra la borsa, dandosi alla fuga. E dopo esser stato raggiunto dai poliziotti avrebbe opposto loro una violenta resistenza, colpendo, scalciando e mordendo. Il motivo? Il contenuto dello zaino: quattordici involucri contenenti cocaina e altri sette nei quali erano racchiuse sostanze stupefacenti varie. Elementi che il giovane reputava forse essenziali per ballare con maggior leggiadria. Non è tutto: dopo averlo fermato, le forze dell'ordine lo hanno accompagnato a casa, perquisendone l'appartamento. E vi hanno trovato 839 grammi di marijuana e 400 grammi di hashish, insieme ad un bilancino di precisione utilizzato secondo gli inquirenti per l'attività di spaccio. La droga è stata sequestrata, mentre nelle scorse ore è arrivata anche la convalida dell'arresto. Se Murgia e la sinistra continuano a non digerire il decreto anti-rave voluto dal presidente Giorgia Meloni, c'è almeno una persona che forse avrebbe pagato di tasca sua affinché fosse già in vigore al momento del raduno modenese. Chi? Il proprietario del capannone occupato abusivamente dai partecipanti al rave.

Quest'ultimo infatti, non sono ha dovuto vedere il suo fabbricato preso d'assalto senza alcun permesso e rovinato ulteriormente da tre giorni di «balli», ma è anche stato costretto dall'amministrazione comunale di centrosinistra (tramite un'ordinanza del sindaco Pd Gian Carlo Muzzarelli) a provvedere a sue spese alla messa in pristino dei luoghi, ristrutturando anche l'edificio.

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