E la sinistra grida alla deportazione

L'opposizione strepita contro il governo: "Pasticcio". E c'è chi spera nel solito aiuto delle toghe

E la sinistra grida alla deportazione
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Lei cerca soluzioni, stringe accordi. Tesse buone relazioni in Europa per risolvere strutturalmente il problema dell'immigrazione clandestina. Loro invece strillano ancora, dopo dieci anni trascorsi al governo senza aver toccato palla sull'argomento. A sinistra sono rimasti spiazzati di nuovo da Giorgia Meloni, che ieri ha formalizzato un accordo per la realizzazione di due centri migranti in Albania pronti a contenere fino a 36mila persone l'anno. L'obiettivo del protocollo ha spiegato lo stesso premier è decongestionare la primissima accoglienza e aiutare il nostro Paese ad affrontare la forte pressione migratoria. I compagni di casa nostra non se lo aspettavano: ad agosto, mentre la leader di Fratelli d'Italia si confrontava con il premier albanese Edi Rama sul tema (l'intesa sarebbe nata proprio in quell'occasione), loro avevano derubricato e deriso quegli incontri come banali «aperitivi». La medesima ostilità politica si è ripetuta a maggior ragione ora, a documento firmato.

Il pragmatismo dell'accordo, del quale ieri Meloni ha esposto i primi dettagli, ha di fatto lasciato senza argomenti le opposizioni, che nelle loro prevedibili rimostranze sono ricorse ad attacchi ideologici e dai toni talvolta eccessivi. Ad esempio, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ha accusato il governo di attuare una «politica di respingimento mascherata da cooperazione internazionale». Poi ha rincarato: «Ciò che sta accadendo è una vera e propria deportazione in violazione delle convenzioni e del diritto internazionale». Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha invece parlato di «delocalizzazione in Albania dei naufraghi salvati dalla acque del Mediterraneo», accusando Meloni di essere isolata in Europa. In realtà, proprio nelle scorse settimane, il premier aveva siglato a Granada anche un patto a sei con Gran Bretagna, Francia, Albania, Olanda e Commissione Ue sempre sul tema migranti, dimostrando di avere eccome voce in capitolo. Ora che è arrivato pure l'accordo con l'Albania, la sinistra non vuole farsene una ragione.

L'intesa, ha lamentato dal Pd Pierfrancesco Majorino, «sembra configurarsi come un pericoloso pasticcio, parecchio ambiguo». Il governo ha proseguito «continua a gettare pericoloso fumo negli occhi, ignorando quanto stiamo sostenendo da tempo: servono nuove vie d'accesso legali». Peccato che i dem, per un decennio alla guida del Paese, non siano riusciti a creare quelle condizioni che ora pretendono dal centrodestra nel tempo di uno schiocco di dita. A gamba tesa contro l'esecutivo si è scagliato pure Riccardo Magi di +Europa. «Si crea una sorta di Guantanamo italiana, al di fuori di ogni standard internazionale», ha sentenziato con un accostamento assurdo.

L'accusa di presunta irregolarità dell'accordo con l'Albania l'ha agitata anche l'Arci, osservando che qualora Meloni sgarrasse - «saranno i giudici europei o quelli italiani a dover intervenire per riportare l'Italia nella legalità». Nell'assist delle toghe, i progressisti ci sperano sempre.

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