Solo qualche giorno fa dagli uffici del ministero guidato da Luciana Lamorgese erano stati fatti trapelare parte dei numeri sull'emergenza immigrazione che saranno ufficialmente resi pubblici il giorno di Capodanno. L'obiettivo era dimostrare che nel 2019 gli sbarchi sono stati pressoché dimezzati passando dai 23.210 immigrati clandestini arrivati nel 2018 ai 11.439 del 2019. Un'opera di bieca propaganda che tace la realtà più allarmante. E cioè che sì, nel suo complesso, gli arrivi sono diminuiti ma che da quando non c'è più Matteo Salvini al Viminale hanno ripreso di gran carriera. Tanto che sugli 11.439 disperati, che hanno raggiunto le coste italiane quest'anno, 6.304 sono stati accolti soltanto nei quattro mesi di governo giallorosso.
Che al Viminale tiri tutta un'altra aria, lo ha ammesso anche il premier Giuseppe Conte in occasione della conferenza di fine anno. Non solo ha ammesso che l'esecutivo giallorosso si metterà al più presto al lavoro per smantellare i due decreti Sicurezza voluti da Salvini (e votati anche dai Cinque Stelle) per dare un freno definitivo all'immigrazione clandestina, ma ha anche detto, in linea con la peggiore sinistra terzomondista, che il nostro Paese "ha bisogno anche dei migranti". "I migranti sono quelli che ci aiutano in tante attività che molti nostri concittadini non sono più disponibili a svolgere, non abbiamo sufficienti forze lavoro - ha poi spiegato - adesso dobbiamo lavorare per processi di integrazione più efficaci". Il punto è che, da quando non è più sostenuto dal Carroccio, il presidente del Consiglio ha fatto una piroetta incredibile riaprendo tutti i porti del Paese e allineandosi agli ultrà dell'accoglienza che adesso sostengono il suo esecutivo. Un'inversione di rotta che che ha permesso alla maggioranza delle navi delle organizzazioni non governative di tornare a sfilare davanti alle nostre coste e a riversarci migliaia di irregolari. L'ultima in ordine cronologico è stata la Alan Kurdi della ong tedesca Sea Eye che questa mattina ha portato al porto di Pozzallo i 32 imbarcati la notte di Natale (guarda il video). "Altri sbarchi, altri soldi...", ha commentato il leader leghista svelando il vero obiettivo della sinistra. E cioè far ripartire il business dell'accoglienza per dar da mangiare alle cooperative rosse e a tutte quelle sigle che gravitano attorno al loro bacino elettorale.
A furia di riaprire i porti alle organizzazioni non governative straniere, Conte ha di fatto vanificato il lavoro fatto da Salvini nei primi otto mesi dell'anno. Se diamo, infatti, un'occhiata al grafico diffuso dal Viminale stesso e qui sopra pubblicato, appare evidente come, da quando si sono insediati al governo il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle, il numero degli arrivi sia continuamente cresciuto. E questo nonostante ci troviamo in un periodo dell'anno sfavorevole, per le avversità climiatiche e le pessime condizioni meteorolooghie, alle partenze. I numeri del grafico sono aggiornati alle 8 del 27 dicembre, ma rendono già l'idea: in blu sono segnati gli arrivi nel 2017, in rosso quelli nel 2018 e in verde quelli nel 2019. Sugli 11.439 arrivi complessivi, come dicevamo poco fa, 6.304 sono appunto avvenuti con la Lamorgese al Viminale. Altro che sbarchi dimezzati, insomma. Tutte balle. Il vero dimezzamento si è, infatti, tenuto quest'estate. Come già spiegavano nei giorni scorsi, prima cioè che al Viminale si appropriassero di meriti non loro, da giugno ad agosto, cioè nei mesi considerati più caldi sul fronte migratorio per via delle condizioni meteo più favorevoli, sono stati registrati 3.574 arrivi a fronte dei 6.647 approdati nello stesso periodo del 2018. Qui sì è stata registrata diminuzione che, su base annuale, equivale a un vero e proprio dimezzamento.
Al di là del braccio di ferro tra Salvini e Conte, i dati sciorinati dal Viminale preoccupano per un altro motivo. L'aver riaperto tutti i porti dell'Italia alle Ong e più in generale alle imbarcazioni in difficoltà rischia di essere interpretato come un invito per tutti i disperati che vogliono prendere il largo dalle coste libiche in un momento in cui sul Paese grava la guerra civile tra il premier Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar e in molti Stati del Nord Africa ha ripreso a bruciare il terrorismo islamico.
Se andiamo avanti di questo passo e se i giallorossi dovessere effettivamente smantellare i due decreti Sicurezza ci ritroveremo a gestire un'ondata di sbarchi tanto imponente quanto quella quella (mal) gestita nella passata legislativa, quando al governo si sono alternati Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Basterà, infatti, il ritorno del bel tempo per far riprendere le partenze di gran carriera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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